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PERUGIA - “Se la scelta è tra ampliamento e chiusura, non possiamo che propendere per la chiusura dell’impianto e per la bonifica delle lagune, garantendo l’occupazione ai pochi dipendenti dell’impianto che potrebbero facilmente essere riassorbiti dalla “Sia” per la raccolta differenziata dei rifiuti e soprattutto concedendo un tempo adeguato ed adeguato supporto, anche economico, agli allevatori della zona a cui deve essere data la possibilità di attrezzarsi con piccoli digestori privati a basso impatto oppure di convertire gli allevamenti in ‘soccida’ in allevamenti di qualità a filiera corta che valorizzino il suino locale anche tramite un marchio specifico”. È questa la posizione del capogruppo regionale di Rifondazione comunista, Stefano Vinti, in relazione alla vicenda del Biodigestore di Olmeto - Sant’Elena di Marsciano. “Negli ultimi mesi – ricorda Vinti - intorno al biodigestore di Olmeto si sono sviluppate aspre polemiche e una forte contrapposizione fra comitati civici ed amministrazione, che sembrerebbe orientata verso l’ampliamento dell’impianto e il trattamento nello stesso sito non più dei soli reflui zootecnici ma anche di reflui vegetali di provenienza industriale. Si parla disinvoltamente di progetti di ampliamento finanziati da privati per diversi milioni di euro, senza però tenere conto dei disagi ventennali già vissuti dai cittadini della valle del torrente Genna: la puzza che si sprigiona dalle lagune ormai colme e dai numerosi laghetti privati utilizzati per lo stoccaggio ‘provvisorio’, la fertirrigazione che insiste sempre nel medesimo territorio, i gas in eccesso bruciati dalla torcia dell’impianto, qualche sversamento sospetto nel torrente filmato dai cittadini ed oggetto di inchiesta da parte della magistratura, il transito continuo di carri botte per le frazioni circostanti. Questa situazione interessa ormai diverse realtà dei colli fra Marsciano e Perugia da Spina a Papiano, da Compignano a Castello delle Forme”. Il consigliere regionale del Prc si chiede “quante altre realtà locali saranno coinvolte a seguito di un eventuale ampliamento che richiederebbe nuovi terreni da irrigare con i reflui trattati e quanti altri cittadini si troverebbero a dover fare i conti con un brusco abbassamento della loro qualità della vita. Non pochi infatti sono stati i cittadini della zona che hanno dovuto far ricorso alle cure mediche per difficoltà respiratorie, o irritazioni all’apparato visivo dovute alla prolungata esposizione agli aerosol presenti in zona. Sarebbe infine opportuno domandarsi quale impatto avrebbe un ampliamento del biodigestore sulle potenzialità agrituristiche della zona e sulle produzioni agricole biologiche di qualità”. Condividi