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L’idillio che pareva essere sbocciato fra il ministro delle finanze, Giulio Tremonti, e il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, sulle misure urgenti da adottare per fronteggiare la gravissima crisi finanziaria che ha investito anche il nostro Paese, è destinato a durare lo spazio di un mattino. Anzi, gia ieri ha mostrato le prime crepe allorché Dragi, sentito per un’audizione in Senato, ha riconosciuto che da noi le cose non stanno proprio come vuol farci credere Silvio Berlusconi, ovvero che la nostra economia è solida e quindi “tutto va bene madama la marchesa”. La crisi c’è – ha ammesso esplicitamente il governatore – e i suoi effetti in Italia “ si sommano alle debolezze strutturali preesistenti”. Insomma, la turbolenza si sta allargando ben al di là del sistema bancario, per investire l’economia reale ed ha pagarla sono le imprese, che si sono viste tagliare il credito, ed ancor più le famiglie che sono costrette a limitare sempre più i loro consumi. Il sogno berlusconiano sta andando in crisi ed il risveglio degli italiani si annuncia amaro. Il centro destra al governo ha puntato tutte le sue carte sulla paura, indirizzando l’attenzione dell’opinione pubblica soprattutto verso gli immigrati presi come capro espiatorio per ogni nostra insicurezza, per poter poi indossare le vesti di salvatori della patria, ma il filo che avevano da tessere sta per finire. Cresce, sì, la paura, ma sta andando in tutt’altra direzione: quella della povertà, del timore di non farcela più ad arrivare alla fine del mese. Ce l’ha detto anche la Caritas: la miseria è in forte aumento in Italia e riguarda ormai non più soltanto le classi povere tradizionali, bensì anche quel ceto medio che un tempo viveva dignitosamente e che si è visto mano mano erodere il suo potere d’acquisto assieme ai suoi risparmi. Come se non bastasse, sempre ieri le difficoltà del nostro Paese sono state denunciate anche da un altro autorevole osservatorio: quello dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo sociale). Parlando dell’Italia ci ha avvertito che nel nostro pese la mobilità sociale verso l’alto è scarsissima, perché, se da un lato i ricchi lo sono diventati ancora di più beneficiando in questi anni della crescita economica che c’è stata, i poveri ed i ceti medi hanno percorso il tragitto contrario, così che oggi il 10% degli italiani si ritrova in mano il 42% della ricchezza totale del paese. E le prospettive non sono certo rosee: come prevede sempre l’Ocse, in ciò concorde con Bankitalia e Fondo monetario, la recessione ci colpirà quest’anno ed ancor più il prossimo (-0,1% nel 2008; -0.2% nel 2009), mentre l’inflazione, che eroderà ulteriormente salari e pensioni, sarà quest’anno del 3,4%, più o meno in linea con quella dell’area euro. Oltre a ciò è destinato a crescere il numero di italiani che perderanno il lavoro e ad aumentare vertiginosamente la cassa intergrazione (fonti Cgil ci dicono che già 300.000 lavoratori ne sono stati coinvolti). Ciò che è drammatico e che su queste problematiche, che incidono fortemente sulle condizioni di vita degli italiani, il governo di centro destra non dà nessun segnale di attenzione: le sue uniche priorità sono le banche da sostenere con i soldi pubblici (ma Berlusconi e Tremonti non ci assicuravano che erano solide e quindi immuni dalla crisi?), mentre sull’emergenza sociale, che secondo la Caritas riguarda ormai 15 milioni di italiani, non fa nulla. Nulla per far riacquistare il potere d’acquisto perso da pensioni e salari; nulla per sostenere i consumi che sono in rapida discesa. Anzi taglia le risorse per i servizi primari, come la scuola, contribuendo così a far crescere l’insicurezza, la precarietà, la disoccupazione. Per quanto altro tempo ancora? Lor signori stiano attenti, perché la protesta ha iniziato a montare e il clima politico sta cambiando. Condividi