di Letizia Cerqueglini

PERUGIA - Viviamo proprio in un periodo interessante della storia e per niente al mondo, io che ho vissuto all’estero per anni, adesso lascerei l’Italia. Sono tempi costellati di fatti e misfatti che se presi uno per uno apparentemente non hanno molto significato, ma tutti insieme fanno un quadro di estremo interesse. Ieri notte in televisione si parlava del convegno “Marciare su Roma”, che si terrà domani e dopodomani a Perugia, all’hotel Brufani, dove i Quadrumviri sottoscrissero il documento in cui dichiaravano la necessità di fondare un Ministero Mussolini e si unirono alla “Marcia su Roma”, manifestazione dei militanti fascisti che intendevano fare pressione sul re perché nominasse Mussolini capo del Governo. Fu la data di inizio del computo degli anni dell’era fascista. In quella trasmissione si parlava molto di “revisionismo storico”, per definire il carattere del convegno in esame. Ma a sproposito. “Revisionismo” è la categoria con cui la critica storiografica definisce quella storiografia che programmaticamente o meno riabilita le figure e i periodi della storia generalmente giudicati in negativo, attraverso la scoperta o l’enfatizzazione degli aspetti positivi e costruttivi. Ora, in base a questa definizione, il convegno sarebbe “revisionista” se sottolineasse gli aspetti positivi del fascismo: “revisionista” potrebbe essere un convegno sulla bonifica del Pontino, sulla nascita dell’IRI, sul sistema pensionistico e assistenziale, sull’acquedotto pugliese, sull’incentivo alla tecnologia e l’impulso all’industria che il fascismo indubitabilmente diede al paese. E invece si propone di indagare la Marcia su Roma, che è l’evento che segna il colpo di stato e l’inizio della dittatura: le leggi razziali, le fucilazioni dei dissidenti, le purghe, i linciaggi di operai e contadini, la seconda guerra mondiale, le avventure coloniali sanguinose e fallimentari, che ancora oggi stiamo pagando, perché la guerra fu persa, l’aver consegnato il paese e le truppe alla Germania, la guerra civile che ne seguì. Siamo abituati a pensare, salvo smentite dell’ultim’ora, che tali manifestazioni del braccio violento del fascismo siano aspetti negativi, non positivi, dell’operato storico di Mussolini e del suo partito. Quindi questo non si può definire un convegno “revisionista”. E come si definisce il reato di apologia del fascismo riconosciuto dal diritto italiano? Uno degli organizzatori intervistati, testa rasata, vestito di nero, gradi all’occhiello della giacca, si dichiara cosciente che l’apologia è un reato. Quindi nessuno farà il saluto romano al convegno, dice, che è un convegno scientifico, dice, organizzato dal comitato scientifico Pro 90° Anniversario della Marcia su Roma: perché siamo in un paese libero, dice, in cui si può e si deve parlare di tutto, soprattutto se uno si autofinanzia. Oggi che si fa estensivo, plateale e compiaciuto vilipendio e boicottaggio della cultura, con accenti che vanno oltre l’oscurantismo, è bene ricordare che il fascismo non prese il paese con la forza delle armi o per effetto delle purghe, ma con la retorica. Nato nel periodo in cui emergevano i mass media e si comprendeva il ruolo della pubblicità, con un uso accorto della propaganda. Nato nel periodo delle avanguardie artistiche del Novecento, con la forza dei simboli. Nato nel periodo della psicanalisi, con la forza delle emozioni. Nato in un periodo di crisi, con la forza persuasiva delle promesse di benessere: terre, colonie, posti di lavoro e soprattutto ordine sociale. Nella retorica hanno peso le parole, ma hanno peso anche i silenzi. Hanno peso i discorsi chiari, ma anche quelli ambigui, a cui non si può replicare senza rischiare di sbagliare. La reazione di sdegno alla manifestazione “Marciare su Roma”, espressa della maggioranza di sinistra al governo della regione, era quella prevedibile. Quella di alcuni elementi della destra parlamentare all’opposizione in Umbria, invece mi ha colto di sorpresa. Dopo anni di presa di distanze dalle violenze del fascismo da parte dei vertici nazionali dei partiti di destra e di disconoscimento degli aspetti deteriori dell’eredità fascista, di apertura alla multiculturalità, di vicinanza agli ebrei e visite allo Yad Vashem, mi sarei aspettata dall’opposizione regionale una presa di distanza da tale manifestazione. Ma questo, stranamente, non si è verificato. Da anni mi occupo di Memoria della Shoah, e sono abbastanza stanca di chiedermi perché sono state scritte le leggi razziali e di dover osservare il compiacimento voyeuristico con cui alcuni sciorinano la litania degli orrori dei Lager di fronte a bambini e ragazzi, continuando però ad assistere ad atti di violenza contro chiunque sia in una condizione di minoranza, diversità, debolezza o svantaggio. Non dobbiamo chiederci: che cosa è successo? Ma piuttosto: che cosa dobbiamo fare perché non succeda più?

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