PERUGIA - Il risultato elettorale raggiunto dal referendum in Umbria, con il 59,2% di affluenza, ha dimostrato che i cittadini umbri vogliono partecipare alle scelte politiche che riguardano la tutela e la gestione delle risorse ambientali, in quanto le considerano un bene collettivo di primaria importanza. Con un secco no alla costruzione di pericolose centrali nucleari nel nostro paese e alla privatizzazione dell’acqua hanno evidentemente espresso preferenza per le energie pulite e sicure da fonti rinnovabili ed una gestione efficiente del servizio idrico da parte del pubblico.

“A questo punto ci aspettiamo – dichiara Alesandra Paciotto presidente di Legambiente Umbria - che le amministrazioni locali umbre, dalla Regione ai Comuni, legittimino il risultato elettorale con un chiaro impegno dando il giusto spazio e gli strumenti adeguati alla riduzione dei gas serra, al risparmio energetico, all'efficenza energetica e allo sviluppo delle energie rinnovabili e ad assicurare una gestione totalmente pubblica ed efficiente dei servizi idrici”.

L'associazionme ambientalista ritiene fondamentale una sostanziale revisione del Piano Energetico Regionale che consideri prioritarie la generazione distribuita, ovvero la diffusione di impianti solari termici o fotovoltaici su tutti i tetti degli edifici, la progettazione di impianti eolici, a biomasse o idroelettrici integrati nel paesaggio, la drastica riduzione del fabbisogno per il riscaldamento domestico attraverso una ristrutturazione bioclimatica diffusa. E che avvii un percorso di dismissione di quegli impianti di produzione energetica da fonti fossili obsoleti e pericolosi per la salute dei cittadini come è ad esempio la centrale a carbone di Bastardo.

Per quanto riguarda l'acqua – conctinua la Paciotto – sarebbe opportuno cominciare con l'affermare nello statuto regionale e in quello dei comuni che è un diritto umano fondamentale e non può essere sottoposta alla legge del mercato”.

“Quindi chiediamo - conclude la rappresentante di Legambiente Umbria - che nella nostra regione si riveda il modello di gestione dei servizi idrici. Non dobbiamo dimenticare che l'acqua è una risorsa limitata e come tale va gestita mettendo in atto politiche di efficienza e risparmio, puntando sull’ammodernamento della rete di distribuzione che risolva il problema della dispersione, sull’allungamento della rete fognaria, che attualmente copre il 77% della popolazione e sull’adeguamento del sistema di depurazione, del quale sono privi 199 mila cittadini, l’adozione di tecnologie appropriate come il riuso delle acque reflue depurate per l’irrigazione e le lavorazioni industriali, con tutti i vantaggi economici e ambientali che tali pratiche comportano”.

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