Nonostante le differenze di contesto, le differenti proposte in materia di reddito, pur divergenti nella realizzazione e nella struttura politico-istituzionale, suggeriscono la convergenza verso una possibile filosofia generale: quella di presentare uno schema di redistribuzione del reddito come pilastro fondamentale di una progressiva democratizzazione della società. Queste proposte dimostrano come la crescita della povertà e la costante presenza della disoccupazione strutturale hanno costituito uno stimolo al ripensamento delle forme di allocazione delle risorse. È in questo contesto che va inquadrato l’apporto fondamentale delle sperimentazioni abbozzate negli Stati Uniti degli anni Sessanta e Settanta: un’ipotesi di riforma sul terreno delle politiche distributive che è, allo stesso tempo, un ripensamento dell’idea di società democratica, perché senza uguaglianza nei diritti, non solo giuridici, ma anche economici e sociali, non si può ottenere che una democrazia dimezzata, in effetti amputata. In questa ottica si intravede la dimensione dell’innovazione introdotta dal riaffacciarsi sulla scena delle politiche sociali delle proposte di  basic income, che sono sempre e comunque ispirate dalla volontà di riavviare un processo virtuoso di democratizzazione della società.

Il premio Nobel dell’economia Robert Solow, introducendo una raccolta di saggi volti alla discussione della proposta dell’istituzione di un Universal basic income (Ubi), una volta ha scritto: “Ritengo che valga la pena di pensare prima di tutto alla desiderabilità di un Ubi. Chi trova l’idea poco attraente nei suoi principi non sarà certamente propenso  ad accettare nemmeno l’ingegnosa econometria che la dovrebbe attuare”
Solow individua un problema fondamentale del basic income: non si tratta, infatti, solo di discutere genericamente in merito alla fattibilità pratica della proposta di un reddito di base, ma di entrare nello specifico dei principi che esso sottende e valutare le urgenze alla luce di questi. È attraverso la discussione dei suoi principi cardini che il  basic income può legittimamente essere concepito quale riforma credibile nel campo delle politiche pubbliche. Una volta definiti questi principi, il compito della dimostrazione formale o statistico-econometrica circa la sua attuabilità può essere assunto con cognizione di causa e con efficacia, dunque risolto. Secondo Solow, in sostanza, non si può accettare l’idea del reddito senza accettare altresì le analisi e le linee teoriche di fondo che lo hanno precorso. A noi non resta che chiederci qual’è la filosofia che il reddito garantito sottende? Quali sono questi principi fondamentali sui quali essa può essere articolata? Cercheremo di dare risposta a questi interrogativi cercando di riassumere le traiettorie principali di questa idea di riforma.
Nel precedente paragrafo abbiamo ricostruito le fasi che hanno portato negli Usa degli anni Sessanta e Settanta alle proposte di guaranteed income. La storia recente ha dimostrato la legittimità di una riforma del sistema del welfare state, non solo è un ipotesi possibile, ma una questione di estrema attualità. Su quali direttrici, allora, è pensabile e strutturabile una proposta di riforma del welfare? Tracciando una sintesi delle traiettorie dominanti di una filosofia generale del reddito garantito, proviamo a ragionare sui principi ai quali Solow fa riferimento.
La proposta di introdurre il diritto al reddito garantito a tutti, in primo luogo, parte dall’assunto che il basic income è un presupposto fondante di una democrazia che include, quale diritto fondamentale, la redistribuzione sociale dei beni e dei servizi. Con il termine “democrazia redistributiva” si allude al diritto universale al reddito come meccanismo di accesso equo alle opportunità offerte, un diritto spettante a tutti gli individui residenti in un dato paese. L’idea è che sia possibile vincere la lotta all’inegualianza sociale garantendo in primo luogo l’accesso alle risorse, una vittoria che rappresenta la necessaria premessa di una reale democrazia. La garanzia di reddito presuppone la necessità di stabilire come diritto non alienabile la possibilità per tutti gli individui di accedere a queste risorse sociali necessarie alla loro sopravvivenza.
Tre le implicazioni fondamentali alla base di quest’idea: implicazione giuridica: il reddito garantito riconosce quale diritto ineliminabile di ogni cittadino una quota monetaria e servizi primari necessari alla sua sopravvivenza; implicazione economica: il reddito garantito assume come obbiettivo la riallocazione egualitaria delle risorse socialmente prodotte; implicazione politica: il reddito garantito, ridefinendo i principi di redistribuzione delle risorse, presuppone la rifondazione democratica dell’intera società.

 

Il reddito garantito ha come obiettivo esplicito l’estensione dei diritti fondamentali per ogni cittadino, ovvero l’allargamento di questi diritti sul piano socio-economico. L’individuo è riconosciuto come soggetto portatore di diritti non solo a livello giuridico, ma anche sociale ed economico. Il riconoscimento dei diritti formali di uguaglianza di fronte alle leggi deve integrarsi con l’estensione della sfera del diritto anche alle condizioni sociali e alle possibilità economiche degli individui, o la democrazia rimarrà un progetto incompiuto, imperfetto. Esempi di questi diritti fondamentali sono l’accesso all’istruzione e a forme di credito agevolato, il diritto alla casa, ai mezzi pubblici di trasporto, a tutti quei beni e servizi necessari a colmare i bisogni primari di esistenza degli individui appartenenti ad una società. La disponibilità sociale di questi beni e servizi ha la funzione di eliminare le disuguaglianze di base che negano pari opportunità di vita e di sviluppo.
La riallocazione sociale delle risorse primarie, presupposto del reddito garantito, implica l’allargamento dei property rights oltre la sfera della partecipazione al mercato.

Il reddito di base garantito rappresenta una riallocazione delle risorse sul criterio di un property right, un diritto a possedere qualcosa in generale anche prescindendo dalla posizione lavorativa, etnica, di classe o di genere. Il reddito garantito è uno strumento di riequilibrio del meccanismo di allocazione delle risorse, aprendo l’accesso ai beni e servizi necessari per migliorare le condizioni materiali di vita ad ogni membro della popolazione. In modo particolare quando si parla di beni e servizi primari alla vita, l’accesso alle risorse non può essere delegato tout court all’economia di mercato, ad un diritto di proprietà riferito alla sola sfera dello scambio economico. Allo scambio di mercato è data, in ultima istanza, l’ultima parola nel decidere della distribuzione delle opportunità per i membri della società. L’accesso alle risorse, invece, deve essere riconosciuto quale diritto alla sopravvivenza, indipendentemente dal riconoscimento della partecipazione del singolo destinatario ai processi economici.

 

Il reddito di base intende ristabilire i principi democratici che riconoscono eguali opportunità di partenza agli individui. L’introduzione di un reddito di base può ristabilire la vitalità dei legami sociali, quei legami in effetti indeboliti da un diritto alla partecipazione sociale ridotto alla sola partecipazione alla sfera del mercato. Ad una democrazia subordinata alle leggi del mercato, il reddito di base oppone una democrazia distributiva fondata sull’uguale accesso alle opportunità. Il reddito di base mira ad una più efficiente distribuzione delle risorse attraverso la ridefinizione delle politiche pubbliche, dal momento che queste si sono dimostrate cause di una serie di esternalità negative che hanno elevati costi sociali per gli individui e per lo Stato.

È il caso, per esempio, della flessibilità nel lavoro: le imprese, pressate dalla competizione, tendono a risolvere il problema della compressione dei profitti scaricandoli sulla forza lavoro. Come conseguenza, ci troviamo di fronte ad una forte crescita delle forme di precarizzazione e all’insorgenza di domande cui non è possibile rispondere  ricorrendo al sistema di protezione sociale vigente. L’aumento della povertà, dell’ineguaglianza dei redditi e dell’asimmetrico accesso alle risorse si sommano a definire un problematico contesto di incertezza generale. L’istituzione del reddito di base semplificherebbe di fatto i meccanismi di protezione sociale nei quali le spese dirette a contrastare i fallimenti di mercato avrebbero un’enorme incidenza nella riduzione di queste esternalità negative della produzione flessibile.
A fronte dei nuovi e problematici scenari dell’economia l’introduzione di un reddito di base garantito intende perseguire l’obiettivo di una democrazia redistributiva, di rinnovare il rapporto tra democrazia e giustizia economica. L’obiettivo finale è l’accrescimento sostanziale della libertà degli individui, nella possibilità di scegliere come orientare le proprie capacità produttive verso quelle attività più consone alle proprie aspirazioni. La garanzia del reddito offre opportunità altrimenti negate. Essa implica, con la riallocazione dei beni e dei servizi, anche una più adeguata allocazione delle risorse umane. La redistribuzione delle risorse è il legame che tiene insieme democrazia reale e giustizia economica. E ciò implica l’idea di una radicale riforma del sistema di garanzie sociali

Condividi