A Perugia si è svolta recentemente una iniziativa di presentazione di Sinistra italiana conclusa dall’on. Alfredo D’Attorre.
 

Non si è trattato della semplice ufficializzazione dell’ennesima sigla di una sinistra troppo spesso impegnata a dividersi e frantumarsi.
Molto diverso è il percorso delineato che prevede un processo costituente di un nuovo partito, una sinistra maggioritaria e di governo che ha l'ambizione di riaggregare la gran parte delle formazioni politiche esistenti e che allo stesso tempo intende parlare e coinvolgere quel popolo di delusi, scontenti, disorientati che ormai è  largamente maggioritario nel Paese.

E' una operazione questa urgente e necessaria anche alla luce delle profonde trasformazioni che hanno stravolto la natura originaria del Partito Democratico, ormai avviato irreversibilmente a diventare una forza politica di centro che si allea con la destra. Lo dimostra tutti i giorni l'azione del governo Renzi impegnato costantemente a smantellare lo stato sociale, cancellare i diritti dei lavoratori, ridurre sempre più spazi di democrazia rappresentativa.

Il tema della costituzione di una moderna forza di sinistra e di governo è in Umbria molto sentito. Stiamo parlando infatti di una regione che storicamente è stata sempre amministrata a tutti i livelli dal Pci, poi Pds, Ds, dal Psi e da altre forze politiche progressiste e che oggi si ritrova con un Pd che ormai è solo un insieme di comitati elettorali impegnati nella gestione del potere senza alcun legame con valori ed ideali di riferimento.

La nascita anche in Umbria di Sinistra Italiana è quindi una necessità, una strada obbligata. Con una priorità assoluta: essere il punto di riferimento costante per il mondo del lavoro. A fronte di una situazione di profonda crisi economica che troppo spesso viene minimizzata, sottovalutata o che viene fatta scomparire dall'agenda politica regionale.

Abbiamo ricordato e sottolineato tante volte che l’Umbria ha subito e continua a subire la crisi in maniera piu’ forte di quanto non succeda a livello nazionale: il Pil a -9%, circa 200 vertenze aziendali aperte, 40mila disoccupati, 23mila neet o scoraggiati, 12 mila cassintegrati con risorse sugli ammortizzatori sociali in calo consistente e settori fondamentali come l’edilizia che hanno visto passare in pochissimi anni gli addetti da 20mila a poco più di 8mila.

I segnali d’inversione di tendenza in Umbria, diversamente da quello che costantemente ripete la presidente Marini, non ci sono. Al contrario, proprio nel 2015, si sono verificate, proprio grazie al Jobs act, ulteriori forme di imbarbarimento del mercato del lavoro. Basta guardare alla vicenda dei voucher (o buoni lavoro) che nella nostra regione sono addirittura triplicati. E a chi canta le magnifiche e progressive sorti della cosiddetta ripresa va ricordato, ancora una volta, che il voucher oltre a legalizzare il lavoro nero non prevede né la maternità né una vera tutela previdenziale oppure che un infortunio sul lavoro è riconosciuto ex post (in una regione come la nostra che detiene il triste primato degli incidenti).

Questa è la modernità e il futuro che il Pd ci propone?

E allora avanti con Sinistra Italiana anche in Umbria.

Mario Bravi

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