Nel 1969, in pieno autunno caldo, gli operai della Perugina furono i primi in Italia ad essere protagonisti di un esperimento di democrazia sindacale che non avrebbe poi avuto confini. Le elezioni dei Consigli di Fabbrica segnarono una svolta nella politica e nelle relazioni all'interno e anche all'esterno delle fabbriche. La differenza con le vecchie "Commissioni Interne" fu che i componenti di quest'ultime venivano sostanzialmente designati dai sindacati territoriali, quelli dei Consigli eletti direttamente dai lavoratori. Vi era dunque una diversità significativa promossa e funzionale ad un protagonismo nuovo delle masse operaie che, per cosi dire, allargava il loro raggio d'azione dagli stabilimenti a tutta la società, che ne trasse ampi benefici.
 

Per tutti gli anni '70 e parte degli '80 il sindacato ebbe un grande potere alla Perugina. Contribuì allo sviluppo dell'impresa, a contenere le fasi di crisi (memorabili al proposito le proposte delle Conferenze operaie di produzione), ad accrescere il potere di acquisto dei lavoratori (basti pensare alla straordinaria esperienza del Cral) e il benessere generale della città. Si può obiettare che , come è per tutte le esperienze politiche e sindacali istituzionalizzate, anche l'azione del Consiglio di Fabbrica della Perugina perse, come dire?, la freschezza e la spontaneità iniziali e fu in parte ingabbiato in logiche di appartenenza politico correntizia. Questo accadde anche come prodotto del contenimento dei livelli di conflittualità a vantaggio del consociativismo tra le principali istituzioni umbre e la proprietà, anzi le proprietà, succedutesi nel tempo, dell'azienda. Ma non si può non rilevare come il declino della Perugina inizi in coincidenza col ridimensionamento del potere sindacale e, assai probabilmente, anche come sua conseguenza.
 

Oggi, alla Perugina, si respira un sapore dolceamaro. Non c'entra niente con i Baci, il cioccolato e le caramelle che produce. E' l'amarezza per un impresa che pare visibilmente destinata ad un ulteriore declino e la soddisfazione per una Rsu (si chiamano cosi oggi i Consigli di Fabbrica) che torna o tenta di tornare ad essere protagonista. La Nestle rassicura, anzi finge di rassicurare: non c'è niente di nuovo, dice. Ma è appunto questo immobilismo che allarma il sindacato e la città. Se i volumi produttivi non subiscono un significativo rialzo e questo non è previsto e annunciato né per l'anno in corso né per quelli a venire, è del tutto evidente che i 210 esuberi denunciati un anno fa, alla scadenza dell'attuale accordo di solidarietà nel 2016, non potranno che essere confermati e lo stabilimento di S. Sisto manterrà inutilizzata una parte importante del suo potenziale produttivo verso un futuro sempre più incerto. Due più due, fa quattro. Questi motivi hanno spinto il sindacato a fare un salto indietro di qualche decennio e a proporre, esso, un Piano industriale ad una azienda latitante. E' un Piano dettagliato e anche credibile. Forse i lavoratori non dispongono degli strumenti di analisi e delle conoscenze profonde dei dati di bilancio o, più probabilmente, delle logiche spesso imperscrutabili che governano le società multinazionali. Una cosa però è certa: stante la persistenza della attuale crisi generale, l'aumento dei volumi produttivi è ottenibile attraverso la adozione di nuove produzioni, essenzialmente quelle cosidette controstagionali, cioè atte a colmare i mesi di stanca nella vendita del cioccolato. Questa prospettiva, è inutile girarci intorno, presuppone all'inizio nuovi investimenti per ottenere poi i risultati desiderati in termini di nuovi mercati e occupazione.

La Rsu ha assunto una iniziativa intelligente. Con un banchetto in piazza, ha chiesto alla città di non lascarla sola e di firmare il piano. E' giusto farlo. La Perugina non ha più i 3.500 dipendenti degli anni d'oro, né un peso analogo a quello sull'economia della città. Però, da pur sempre lavoro a quasi mille persone ed è una delle poche aziende industriali rimaste. Bisogna difenderla con le unghie e con i denti.
 

Leonardo Caponi

Questo intervento è stato pubblicato dal quotidiano Corriere dell'Umbria nell'edizione di martedi 13 ottobre 2015.
L'autore ha concesso ad Umbrialeft la sua diffusione.

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