di Leonardo Caponi

PERUGIA - Gli “innovatori” ad oltranza dovranno perdonarmi, ma io continuo a ritenere Matteo Renzi  l’emblema vivente, per così dire, dello sprofondo senza fine nel quale sta precipitando (è precipitata) la politica italiana. Renzi non rappresenta nessuna novità Naturalmente si tratta di intendersi su cosa sia novità. Lasciamo perdere il rinnovamento anagrafico che, in ogni corpo sociale, è giusto e doveroso, ma che non può essere, come dire, perseguito come fine a se stesso, altrimenti mi si deve spiegare perché, in caso di malattia, ci si rivolge ad un medico “bravo” indipendentemente dalla sua età e lo stesso principio non lo si dovrebbe applicare agli amministratori della cosa pubblica. 

   Venendo alla sostanza, che è quella che conta e cioè alla politica, che cosa è, oggi, il rinnovamento? Le politiche che attaccano le conquiste sociali e smantellano i diritti dei lavoratori sono rinnovamento o restaurazione? Il governo Monti sta rinnovando il Paese o lo riporta indietro di cinquanta e più anni? Le politiche liberiste sono il futuro, per l’Italia e per l’Europa? Se il metro di misura è questo, Renzi è più vecchio del cucco e lui è il millantatore di un cambiamento in meglio che non esiste. Ma, ancora: se i tarli che divorano la politica di oggi e che hanno rovinato la sinistra, sono l’eccesso di personalizzazione, il leaderismo, il protagonismo individuale a dispetto del lavoro collettivo, Renzi è e si propone, come il campione di tutto questo. Il suo è un “nuovismo” senza radici, che fa pensare ad un desiderio di spostare persone, non per cambiare il loro prodotto, ma semplicemente per mettersi al loro posto.
     Ora, la cosa singolare di questa vicenda, è che la sostanza di queste critiche e anche di più è condivisa dalla grande maggioranza dei gruppi dirigenti nazionali e locali, dal corpo militante diffuso, insomma in quello che potremmo definire l’”apparato” (o quel che rimane di esso) del suo partito, specie dalla parte più tradizionalista di provenienza ex Pci. Anzi, proprio in questi ambienti è facile ascoltare, in colloqui privati e anche con qualche espressione pubblica, critiche feroci, battute e giudizi addirittura sprezzanti sul conto del sindaco di Firenze, specie dopo la sua candidatura alle primarie, quasi e forse di più che se fosse un avversario politico.

   Domanda: e con chi ve la prendete? Certo che Renzi cavalca strumentalmente l’onda di una antipolitica inaccettabile. Ma di quanto è crollato, in questi anni, il credito dei gruppi dirigenti del Pd e della loro politica, se la demagogia del sindaco fiorentino è potuta penetrare, come lama nel burro, nel corpo di un partito e di un elettorato evidentemente grandemente deluso da questi dirigenti a da queste politiche?! Non è il caso di rivedere qualcosa nelle scelte politiche generali e particolari e nel rapporto con quella che una volta veniva chiamata la base?

   E, ancora: cari compagni o amici del Pd, è proprio vero!, chi di spada ferisce, di spada perisce. Oggi Renzi si fa forte di quel “nuovismo” a tutti i costi che, per chi viene da sinistra, a partire dallo scioglimento del Pci, ha caratterizzato la politica del Pds prima, dei Ds dopo, del Pd oggi, in una sorta di deriva inarrestabile alla ricerca forzata del “cambiamento”, in cui insieme alla cose che andavano innovate, si sono buttati via sacrosanti e (uso una parola grossa) imperituri principi caratterizzanti di una forza di sinistra. Renzi è l’ultimo (?) prodotto di quel “nuovo” col quale, come si dice, insieme all’acqua sporca è stato gettato via anche il bambino.  
   La sua figura (anche se con un’origine in parte diversa) fa il paio con quelle “create” dall’apparato ex comunista con le ossessioni “aperturiste” di tutti questi anni, derivate dalla idea subalterna che coloro che provengono dalla storia del Pci sono una sorta di figli di un dio minore e che hanno bisogno, per governare, dell’intermediazione di qualcun altro, “più moderno”. Si potrebbe fare un lungo elenco di nomi di questo tipo. Uno per tutti: Rutelli.
   Ma, come si sa, le creature generate in laboratorio hanno la tendenza a trasformarsi in mostri che, prima o poi, si rivoltano contro il loro creatore. E, quando li si vuole fermare, è troppo tardi…

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