di Gian Filippo Della Croce

Bene, bravo, bis è il grido caratteristico della claque
La claque è una tradizione antica, praticata da chi vuole sottolineare la propria esibizione sia essa attinente al mondo dello spettacolo o della politica, con una manifestazione palese e fragorosa di consenso quale può essere uno scrosciante battito di mani. Ovviamente non è una manifestazione scontata, ovvero va pensata e organizzata, per ottenerne il massimo risultato, così fin dalla sua nascita ai tempi dell’antica Roma, la claque era praticata da professionisti del genere, di solito organizzati e guidati da un capo-claque che agli ordini e al soldo del cliente di turno dava il via al momento giusto allo scrosciare degli applausi. Del sistema se ne sono serviti nel tempo molti personaggi celebrati dalla storia e anche oggi la claque continua a svolgere la sua funzione di promozione del consenso.

E’ chiaro che la claque obbedendo a fini pratici non fa distinzione nell’applaudire, cioè applaude tutto quello che gli viene detto di applaudire al di là del suo valore reale.E’ anche accaduto che la claque di un personaggio venga contrastata dalla claque di un altro personaggio  in una sfida diretta all’ultimo applauso, tutto questo è accaduto e accade ancora, magari con qualche variazione da terzo millennio che potremmo definire claque informatica, digitale, web. La politica, come abbiamo detto, è uno dei principali settori di impiego della claque in ogni sua forma e in un periodo come questo dove la politica vera è assente sta vivendo una grande stagione, perché mancando un vero dibattito la claque diventa ancor più strumento di orientamento e di traino del consenso della pubblica opinione. Facciamo un esempio, Casini rappresenta in questo momento uno dei più formidabili capi-claque della storia politica dell’ultimo ventennio, la sua azione a sostegno del professor Monti è uno dei più grandi capolavori che la claque abbia interpretato nell’Italia repubblicana, il plauso di Casini è debordante, straordinario, illimitato, tanto che viene da pensare, considerando il suo esagerato entusiasmo, che la sua azione di claque sia intesa dallo stesso Casini anche come l’unico argomento utile all’esistenza politica sua e del suo partito, una specie di ultima spiaggia insomma e anche di rendita, in un momento nel quale la politica esprime poche idee e fa poche proposte. Aggrapparsi al prof, qualunque sia il prezzo da pagare? Infatti stando agli ultimi sondaggi SWG, tre italiani su quattro dichiarano che sarebbe ora di farla finita con Monti e il suo governo. Insomma, mentre la gente attende con ansia il ritorno della politica vera e anche di quella  buona, Casini continua nella sua opera di claque indefessamente, come si dice :”senza se e senza ma..”, Monti è tutto quello che gli rimane e quindi lo applaude incondizionatamente e dice a tutti che l’Italia ha bisogno di lui.

Ultimamente la sua claque si è allargata con nuovi ingressi, ora si sente anche l’applauso di Fini, altro tifoso di Monti per le stesse ragioni di Casini, insomma per costoro applaudire Monti è diventata una ragione di vita o di morte. La lunga vita al professore è secondo costoro l’unica prospettiva di sopravvivenza e anche di fronte al chiarimento esemplare di Napolitano che ha chiarito anche gli impedimenti istituzionali per una eventuale candidatura di Monti, in quanto è già senatore a vita, alle prossime elezioni politiche  e l’inopportunità di una lista a lui dedicata come il duo Casini-Fini vorrebbe, continuano imperterriti a sostenere la loro tesi e la loro opera di claque, fulgido esempio di una classe politica che ormai dovrebbe sparire per sempre. La via d’uscita dall’attuale situazione nella quale si assiste sempre più ad una esclusione della politica che rischia di minare anche le basi della nostra democrazia, passa sicuramente per il recupero del rapporto fra cittadini e politica , interrotto da tempo . Le elezioni primarie del centrosinistra possono essere un’occasione in  questa direzione? Forse sì, soprattutto se saranno una vera espressione della volontà popolare e non un rito di partito e il loro valore si accrescerà se come appare dai risultati si andrà al ballottaggio Bersani-Renzi., Il sindaco di Firenze tra l’altro appare come il vincitore in Umbria e questo risultato la dice lunga sulla volontà degli elettori di esprimere un segnale di discontinuità sulla gestione del potere locale e di dare un segnale di rinnovamento alla classe dirigente locale. Quindi chi deve capire lo faccia in fretta, a cominciare da”quelli della claque” per finire alla classe dirigente del Partito Democratico in Umbria e nel Paese, insomma  basta con i “bene, bravo, bis”.

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