PERUGIA - E’ difficile ragionare di lavoro, di modello di sviluppo, di economia e finanza globale, quando abbiamo alla porta di casa, nei territori della nostra regione, nelle città umbre vere e proprie emergenze legate alla chiusura di aziende con decine di migliaia di lavoratori in cassa integrazione, giovani che neanche cercano più lavoro, delusi, sconfitti, indignati.

Ma indignarsi non basta.
Né è più sufficiente cercare risposte che tamponino queste emergenze, che, data la loro stabilizzazione e la mancanza di vie d’uscita, soluzioni e prospettive, non possiamo più considerare tali.
Certo, chi amministra deve dare cercare di dare risposte ora e qui, anche nelle forme della provvisorietà.
Ma la politica deve cercare soluzioni “strutturali” all’emergenza lavoro. Per risolvere la crisi economica ed ottenere la parità di bilancio, banchieri, speculatori, economisti liberisti invocano riforme strutturali, non estemporanee, e indicano lo stato sociale, la sanità universale, l’istruzione, le pensioni i settori dove tagliare affinché loro possano continuare ad ingozzarsi sui milioni di persone che combattono il pranzo con la cena e non hanno più la possibilità di avere salute, vecchiaia e futuro dignitosi e sereni. Il pareggio di bilancio diventerà da qui a breve dettato costituzionale: la repubblica italiana non si fonderà più sul lavoro, come recita il suo primo articolo, bensì sui conti economici dello stato secondo quanto dettato dalla speculazione globale. La sinistra deve saper ribaltare questo schema perverso e pervasivo. E lo può fare solo rilanciando politiche basate sulla qualità dello sviluppo, a partire dalla qualità del lavoro, e su misure d’intervento pubblico nell’economia e di valorizzazione dei beni comuni.

La sinistra, unita avendo il prima possibile superato divisioni che la rendono ancora più debole di quanto già sia, deve cogliere la crisi per scegliere la strada della rappresentanza politica del mondo del lavoro. Senza equivoci e senza ascoltare le sirene che una retrograda interpretazione di un capitalismo meno duro di quello onnivoro del liberismo senza regole ed in una versione più compassionevole indicano per uscire, padroni e sfruttati insieme, dalle peste della speculazione finanziaria.

Si tratta di operare un scelta netta, riannodando i fili dispersi della nostra storia, delle lotte del movimento operaio, dell’intellettualità borghese che ha sempre indicato la non sostenibilità del modo di produrre merci e ricchezza, destinata all’accumulo di pochi a danno dei molti, del capitalismo.
Il valore universale della democrazia, dei diritti e delle libertà sono i punti da cui partire per ridare rappresentazione e speranza al tema dell’alternativa di società, di organizzazione dell’economia in cui la rappresentanza politica del lavoro sia riconoscibile, decisiva e non subalterna.

E’ per questo necessario che quanto prima ed attraverso percorsi trasparenti e democratici venga superato da tutte le forze, più o meno piccole in cui si “scompone” oggi la sinistra, lo stallo dei gruppi dirigenti, delle vendette e dei rancori. E’ urgente giungere nel più breve tempo possibile alla formazione di una sinistra plurale e unita, sul modello che in alcuni paesi europei si è concretizzato, per dare speranza a tante persone, ai lavoratori, ai pensionati, ai precari, ai disoccupati o sottooccupati, ai giovani, insomma ai milioni di italiani che oggi non riescono a far sentire la propria voce e ad essere incisivi e decisivi di fronte alle scelte che banchieri e governanti fantoccio impongono senza colpo ferire.

Il Vice Presidente del Consiglio Regionale
Orfeo Goracci
 

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