Federazione della Sinistra addio

di Leonardo Caponi
PERUGIA - Il 20 di questo mese è convocata la riunione del Consiglio nazionale della Federazione della sinistra. Sarà una riunione cruciale, poiché dovrà decidere del tentativo o meno di alleanza elettorale col Pd. Fare previsioni sulla sua conclusione non è facile: difficile immaginare un nuovo rinvio delle decisioni, dal momento che incombono scadenze politiche, come le primarie del centrosinistra, che impongono scelte in qualche modo impegnative. Sarà la riunione della rottura, che deciderà l’archiviazione dell’esperimento politico di riunificazione della sinistra? Il quadro è molto frantumato e i protagonisti giungono al 20 con opinioni molto diverse che non solo riconfermano ogni giorno nelle parole, ma alle quali hanno cominciato a dare corpo anche nei fatti e nei comportamenti concreti.
Ora, è pur vero che, in realtà, la maggioranza dei gruppi dirigenti dei partiti che la compongono, nella Fds non ci hanno mai creduto e l’hanno sempre concepita come una alleanza tesa a garantire la propria sopravvivenza; quindi possono apparire, come dire?, disinteressati alla conservazione di questa esperienza. Però, è anche sbagliato ritenere che la rottura della Federazione, possa non avere conseguenze negative sulla sinistra in generale ed anche su ciascuna delle sue componenti. Il danno di immagine e di sostanza nei confronti della concorrenza (Sel), la caduta di credibilità agli occhi degli interlocutori (la Fiom, i “movimenti”) e di quanti, compagni aderenti e simpatizzanti, in qualche modo avevano riposto aspettative e fiducia in una ipotesi di riunificazione a sinistra, sarebbero grandi. E, si badi bene, sarebbero accentuati e resi davvero avvilenti dal fatto che, in questo caso, la rottura sarebbe consumata non all’insegna di una in qualche modo “nobile” scissione politica, come è potuto accadere (sbagliando o meno) in passato, ma di una contrattazione (che assomiglierebbe di più ad una “compravendita”) di posizioni individuali o di gruppo col Pd e il centrosinistra. A quei tanti compagni che, nei blog della sinistra, paventano il rischio di “presentarsi” al Pd “col cappello in mano”, vorrei rispondere che questo accadrà nella misura in cui, rompendo la Fds e indebolendo la forza contrattuale collettiva, le sue singole componenti sarebbero in parte ridotte alla marginalità politica, in altra parte spinte a mendicare qualche “strapuntino” nel convoglio del centrosinistra.
La rottura della Fds dovrebbe essere dunque vissuta con un sentimento di allarme e ripulsa nel suo corpo militante e nei sui circoli dirigenti e non attesa come con una sorta di ineluttabilità alla quale ci si sta già preparando.
Personalmente ritengo che il tentativo di un accordo elettorale col Pd e il centrosinistra sia necessario. Per due motivi, uno per così dire “tecnico”, l’altro politico. Quello tecnico è la legge elettorale che, qualunque possa essere, conterrà uno sbarramento minimo (4 o 5%) difficilmente superabile da una lista della sinistra cosiddetta alternativa. Una alleanza con l’Idv da sola, mi sembra sbagliata, di discutibile appeal elettorale e anche, sinceramente, irrazionale e di corto respiro. Perché “rifiutare” il Pd e allearsi con l’Idv, che del Pd è “culturalmente” più a destra?!
Il motivo politico è che, se non si vogliono coltivare sogni astratti (in questo caso ognuno è libero di coltivare i suoi), nell’Italia di oggi non c’è lo spazio elettorale (e, sottolineo oggi, nemmeno politico) per far vivere un polo di alternativa. Si fa l’esempio di Syriza o della Linke o della Gauche in Francia. Nossignori! L’Italia, per molti motivi purtroppo, è diversa! In Italia la protesta sociale (dicono niente le manifestazioni degli operai e degli studenti che non vogliono simboli di partito?) e quella civile ha preso la via dell’antipolitica, del rifiuto in blocco dei politici e dei partiti e poco importa se in questo vi sono anche delle responsabilità evidenti dei dirigenti dei partiti della sinistra!
Salvare la Fds è però oggi più importante che far prevalere le proprie opinioni, altrimenti vorrebbe dire che non si capito niente dell’esperienza del passato e che tutti gli impegni a interrompere una storia di rotture e scissioni erano solo chiacchere. Uno dei retaggi culturali della sinistra che va abbandonato sul serio è quello che porta a ritenere ogni battaglia come ultima e definitiva e ogni scelta, storica e irrevocabile. Per fortuna non è così!
C’è un modo per salvare la Fds? Si, affidarsi al giudizio dei suoi elettori! Svolgere, sul tema, un referendum, dopo un dibattito diffuso e con quesiti chiari inerenti il si o il no alla ricerca di un accordo col Pd e il centrosinistra e a quali eventuali condizioni, beninteso con l’impegno reciproco dei gruppi dirigenti dei partiti della Fds a rispettarne l’esito, qualunque esso sia. Le primarie delle idee, mentre gli altri fanno quelle delle persone!
Mi pare giusto consultare l’elettorato e non solo gli iscritti perché, con le necessarie e possibili misure “tecniche” di vigilanza e controllo, la consultazione stessa sarebbe più coinvolgente e “trasparente” e darebbe la possibilità a tanti compagni che non hanno tessere, ma seguono con passione le sorti della sinistra, di poter dire la loro e tornare protagonisti.

Domenica
07/10/12
13:32
certo facciamo le primarie come a Gubbio, ci sta un bel dibattito che elettori Finiani ora vogliono votare per renzi capito bene per renzi, ma di cosa stiamo parlando? la fed è stata un'invenzione di una parte del gruppo dirigente senza sentire minimamente la BASE ci ritroviamo nuovamente a scelte come larcobaleno, volute dalla dirigenza e no dalla base e tutti sappiamo come è andata a finire, caro Leonardo no capisco il tuo pellegrinare tra i vari gruppi politici per poi fare certe affermazioni, la politica non è come una bandiera che va dove tura il vento, la politica quella vera è fatta di passione e di condivisione, no certo di interessi personali.