di Ciuenlai

Se ci sono interessi e logiche di potere dietro alla scelta di gran parte del Pd e dei socialisti di realizzare (con una certa fretta) un termovalorizzatore a Perugia (più precisamente a San Sisto), io non posso, non voglio e non mi sento di dirlo. Ma questa vicenda più che ad accuse di questo genere, si presta ad una rigorosa e necessaria analisi politica. Nei litigi del centrosinistra c’è, da un po’ di tempo, un intruso che si chiama Udc. Gli uomini di Casini e della Binetti non perdono occasione per proporsi come “alternativa” alla sinistra nei governi locali.

Fallito il laboratorio “Puglia”, c’è chi dice che sarebbe proprio l’Umbria la regione scelta da D’Alema, per riproporre l’esperimento. I fatti paiono dare ragione a questa ipotesi. Granocchia lascia la Giunta Provinciale di Perugia e l’Udc chiede l’apertura di una “fase nuova”che prevede di mettere il Prc fuori dalla porta. In Regione Idv e Prc lasciano l’aula sul collegato al bilancio per la vicenda rifiuti e loro si precipitano a votare a favore. Insomma si vogliono creare dei precedenti. Cambiare maggioranza oggi non è possibile. Bisognava farlo prima delle elezioni del 2009. Adesso, numeri alla mano, una decisione del genere metterebbe in crisi quasi tutte le amministrazioni locali. E allora a che servono queste manovre? A dare un segnale. Attenti signori; un’altra maggioranza (domani) è possibile.

Quindi, “cara sinistra adeguati o rischi di essere sostituita dal centro o addirittura dal terzo polo”. Non vi meravigliate perché per vincere, numeri alla mano, al Pd la sola Udc non basta. Attualmente tutti i sondaggi segnalano che la sinistra (Prc – Pdci - Sel – Idv e altri cespugli) ha in Umbria un potenziale attorno al 25%. Con candidati alternativi potrebbe anche valere di più. E questo significherebbe rischi e ballottaggi “fratricidi” in parecchie realtà. Per questa ragione anche al Pd non conviene tanto tirare la corda, come ha intelligentemente fatto e capito la Presidente Marini. Il tappo potrebbero farlo saltare, prima del tempo, anche gli altri. Perché i colpi di mano sull’inceneritore e il permanere di altri dissidi non possono certo durare, senza conseguenze, tutta una legislatura.

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