Rifondazione Comunista dell’Umbria aderisce convintamente allo sciopero generale proclamato per venerdì 6 maggio. La crisi economica ha colpito pesantemente le lavoratrici e i lavoratori della nostra Regione, una crisi che il Governo preferisce negare mentre aumenta la povertà che sta interessando tante famiglie. In Umbria nell'ultimo anno si sono persi 7 mila posti di lavoro e a marzo è riesplosa la cassa integrazione, con 20mila lavoratori coinvolti, di cui la metà a zero ore e i due terzi in deroga.
Il rapporto Ocse conferma che, tra le nazioni facenti parte dell’ area, l’Italia è quinta nella classifica delle disuguaglianze di reddito, un segnale incontestabile dell’assenza di redistribuzione delle risorse nel Paese. Una situazione che conferma la bontà delle richieste di Rifondazione Comunista per l’introduzione della patrimoniale e del reddito sociale.
Mentre i poveri sono sempre più poveri e i ricchi sempre più ricchi, Governo e Confindustria lavorano spalla a spalla per dequalificare ulteriormente il lavoro, abbattere i redditi, affossare definitivamente la contrattazione nazionale collettiva. Il ricatto di Marchionne non è che la punta dell’Iceberg dell’aggressione al mondo del lavoro orchestrato dal padronato italiano e dal Governo Berlusconi.
Per questo occorre una decisa inversione di rotta, che riparta da forme di mobilitazione e di lotta per la difesa dei diritti dei lavoratori, dei giovani, dei pensionati. Per questo sosteniamo la Cgil e la scelta di proclamare lo sciopero generale per la difesa dei diritti e del lavoro e contro le politiche di Governo e Confindustria


Stefano Vinti
Segretario regionale Prc-Umbria
 

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