L'Umbria e i conti di Tremonti

di Valerio Marinelli, coordinatore regionale Dipartimenti Partito Democratico -
Chi pagherà la manovra da 51 miliardi di euro che serve all’Italia per rientrare dal debito? Non la pagherà certo Tremonti di tasca sua, il quale taglia risorse senza pensare a cucire il futuro del Paese. Chi pagherà una manovra iniqua che dalle previsioni non sembra neppure così efficace a soddisfare gli obiettivi dichiarati? La pagheranno ancora una volta gli Enti locali e i lavoratori. Ci rimetteranno il welfare e i servizi, che già con l’ultima finanziaria hanno subito tagli vertiginosi. Dalle stime risulta che la diminuzione dei trasferimenti dello Stato agli Enti locali si aggirerà intorno ai 3\ 4 miliardi, che si aggiungono al mancato ripristino dei 460 milioni di euro destinati al trasporto pubblico locale. E, purtroppo, non finisce qui.
Alla questione manovra si sommano poi gli annunci della riforma fiscale; una riforma sulla carta e senza un programma di copertura finanziaria, pensata più per distrarre i cittadini dalla crisi di questa maggioranza che per dare effettivo sollievo alle fasce deboli e ai soggetti produttivi.
Se l’Umbria vuole giocarsi la partita e guardare con ottimismo al futuro ha bisogno di riprendere a crescere a ritmi più elevati e di riformulare la rete di tutela e promozione sociale, che appare sempre meno sostenibile dal punto di vista economico e sempre meno capace di rispondere ai bisogni di una società ormai radicalmente mutata. Le analisi della Banca d’Italia raccontano un’Umbria in lieve ripresa, ma tale miglioramento non incrocia virtuosamente il mondo del lavoro né in termini quantitativi né in termini qualitativi. La conferenza regionale del Lavoro, tenuta dal PD umbro in vista della Conferenza nazionale di Genova, conclusasi il 18 giugno, ha tratteggiato i caratteri di un nuovo modello di sviluppo, che mette al centro giovani, donne e pmi. Coloro che hanno patito la crisi in misura maggiore debbono oggi rappresentare il motore di una crescita fondata su una rinnovata integrazione tra politiche economiche e politiche sociali.
Il Piano del Lavoro, il Piano energetico, il Piano paesaggistico, insieme a provvedimenti di rilancio dell’imprenditoria e del commercio hanno l’onere di coniugarsi ad una strutturale riforma della P.A. Azioni importanti che rischiano però di non bastare, se non accompagnate da una profonda riforma del welfare regionale e locale. Perciò, dopo la Conferenza regionale del Lavoro, è necessario che il PD prepari per l’autunno una grande Conferenza regionale sul welfare. Del resto, modello di sviluppo e sistema di tutela e promozione sociale sono strettamente connessi. Al cambiamento dell’uno è fondamentale corrisponda l’adeguamento dell’altro. Una nuova economia al servizio della Persona e un welfare come investimento esteso e inclusivo sono i punti qualificanti di un progetto politico e culturale decisamente alternativo alla visione (più predicata che praticata) delle attuali destre di governo.
In correlazione ai temi inerenti alla Sanità, che vedono l’attivo impegno della Giunta regionale proprio in queste settimane, è allora determinante aprire una stagione di confronto anche in materia di politiche sociali e servizi alla persona, coinvolgendo gli operatori, i fruitori, gli amministratori locali, il privato sociale, le associazioni di volontariato, l’universo cooperativo e l’intero terzo settore. La coesione sociale e la qualità della vita sono- e devono rimanere- la prima leva di ricchezza della nostra regione. Occorre intervenire ora, prima che i sacrifici imposti da Tremonti mettano in difficoltà ogni percorso di riforma.

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