Si apre oggi alle 11 la mostra “Il Pci nella storia d'Italia”, realizzata nel novantesimo anniversario del congresso di Livorno (si tenne tra il 15 e il 21 gennaio del 1921) e a vent'anni dalla nascita del Partito democratico della sinistra (Rimini, 4 febbraio del 1991). Saranno presenti Alfredo Reichlin, Giuseppe Vacca e Paolo Peluffo, che rappresenta il comitato per le celebrazioni dei 150 anni dell’unità d’Italia. Settant'anni di storia, dunque, “raccontati” alla Casa dell'architettura di Roma (in piazza Fanti 47, poco distante dalla stazione Termini) con un allestimento che coniuga documenti storici originali con le più moderne tecniche multimediali.
 

Chi ha avuto modo di visitarla in anteprima ha avuto la sensazione di “entrare” in un portale internet. Dove il “navigare” si realizza fisicamente, percorrendo una passerella sulla quale, anno dopo anno, sono annotate le date salienti della storia del Pci e della storia generale. Diciotto grandi schermi mostrano le immagini delle varie epoche e chi vuole approfondireunargomento può uscire dal percorso per entrare in spazi tematici specifici. «Il metodo scelto – spiegano gli organizzatori nel sito dedicato all’iniziativa - si è fondato su due presupposti: dare conto della straordinaria e articolata messe di documenti del Pci, espressione della sua imponente struttura organizzativa e propagandistica, che sono conservati negli archivi, in primo luogo presso la Fondazione Istituto Gramsci; utilizzare, al tempo stesso, anche documenti che fossero sul Pci. Ad esempio, i film realizzati dalla Sezione Stampa e propaganda del partito, maanche quelli degli avversari del Partito comunista, come i Comitati civici, o cinegiornali della Settimana Incom, e inoltre i programmi della televisione pubblica».

Molto del materiale fotografico viene naturalmente dall’archivio de l'Unità (oltre che dagli archivi del Crs, della Fondazione Di Vittorio, dell’Udi, dall’archivio audiovisivo del movimento operaio, dell’Istituto Luce e della Rai. Promossa dalla Fondazione Cespe e dalla Fondazione Istituto Gramsci, la mostra - che ha avuto nel deputato Ugo Sposetti uno dei più convinti sostenitori - offrirà l'occasione di vedere, esposti nelle teche che scandiscono la “navigazione”, gli originali dei Quaderni (che potranno anche essere “sfogliati” sugli schermi), volantini, documenti del tempo della clandestinità. «Sono stati privilegiati tutti quei documenti – spiegano ancora gli organizzatori - che sia per il loro valore storico, sia per la loro forza evocativa e narrativa - permettessero di dare il senso di questa storia nel contesto della storia d’Italia, cercando di non omettere nulla anche sugli aspetti più drammatici e discussi della vicenda del Partito comunista italiano».

D’altra parte, comescrisse proprio Antonio Gramsci, la storia di un partito è anche la storia del suo Paese «dal punto di vista monografico». E, coincidendo col Novecento, è anche storia mondiale. Lo dicono i titoli delle sei tappe principali del percorso: 1921-1943 (dalla vigilia alla fine del fascismo); 1943-1948 (dall’armistizio all’elezione del primo parlamento repubblicano); 1948-1956 (dall’attentato a Togliatti all’invasione dell’Ungheria); 1956-1968 (gli anni della costruzione del muro di Berlino, della crisi di Cuba, del governo Tambroni, della morte di Togliatti fino all’invasione della Cecoslovacchia); 1968-1979 (i movimenti studenteschi e operai, Berlinguer, il compromesso storico, l’omicidio Moro); 1979-1991 (il craxismo, la caduta del Muro, la crisi del comunismo).

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