C’è stato uno sciopero che ha cambiato il mondo del lavoro per generazioni di donne. E’ accaduto nel 1968 a Dagenham in Essex quando 187 operaie della Ford si sono ribellate alla ingiustificata disparità di salari e hanno iniziato una rivoluzione senza precedenti. Con “We want sex” - titolo originale “Made in Dagenham” – non ci si aspetti un film erotico sulla forza dei sindacati. La vivace commedia inglese di Nigel Cole – noto al pubblico italiano a partire dall’Erba di Grace - racconta una solidarietà femminile autentica, inimmaginabile ed efficacissima. I sindacalisti sono divisi in buoni e cattivi e - dalle testimonianze raccolte sul film che narra una vicenda storica - questi ultimi in netta maggioranza. Il cambiamento è una svolta che avviene piuttosto sulle ali di una maturata consapevolezza, una coscienza di genere che porta a reclamare parità di diritti e a vincere la sfida con l’ottenimento di un riconoscimento retributivo – ai tempi clamoroso ma forse ancora oggi - di oltre il 90% del salario di un uomo, ovviamente per lo stesso lavoro. Sono tre settimane di minacce e fame, di legami familiari sotto tensione, di rinunce e lacrime. A fermare l’intera produzione di una fabbrica che occupa con l’indotto circa 55mila operai sono tre settimane di sciopero ad oltranza sotto la regia sensibile e ferma di Rita, un’operaia che sa comunicare con un mondo lavorativo i cui codici comportamentali – non importa se sindacati o impresa – sono scritti da uomini per tutti. L’arma è la semplicità e questa è la sua forza. La rivendicazione delle operaie di Dagenham non è ideologica: i coprisedili cuciti dai colleghi sono lavoro qualificato, gli stessi se confezionati dalle donne, non ottengono lo stesso riconoscimento. Perché? C’è molto buon umore e un po’ di erotizzazione come negli strip dovuti alle alte temperature in officina – accusano pur approvando il plot alcune ex operaie protagoniste della battaglia – il risultato è imperdibile.

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