di Antonio Torrelli -

PERUGIA – C’è un altro colpo di scena nella tormentata vicenda dell’ultimo fallimento in casa Grifo.

Questa mattina il tribunale di Perugia ha deciso che il costruttore Lucio Lo Sole non c’entra nulla con l’istanza di credito aperta dopo il crack della società sportiva. E fin qui potrebbe risultare tutto normale, se non fosse che a volere il fallimento è stato lo stesso Lo Sole, all’epoca creditore del Perugia, a convincere Covarelli sul fatto di dover far calare definitivamente il sipario sui problemi economici della squadra.

Una decisione, quella giudiziaria, che mette la pulce nell’orecchio non solo a tifosi e a semplici spettatori, ma soprattutto a chi ha vissuto quell’esperienza in prima persona. Anche perché, oltre a sentenziare sul caso Lo Sole, il tribunale ha deciso di non ammettere nemmeno un altro nome dentro l’istanza: quello dell’ex numero uno di Unipol, Giovanni Consorte.

In qualità di presidente di Intermedia Finance (di cui Covarelli era socio), Consorte aveva chiesto un risarcimento, all’interno della stessa istanza di credito, pari a 9 milioni di euro. Gli stessi (guarda caso) che Covarelli consegnò tramite assegno al presidente di Intermedia il 4 giugno del 2008.

Ma a capovolgere questa tesi ci ha pensato nuovamente il tribunale del capoluogo umbro: Consorte deve restituire quasi 6 milioni di euro all’ex presidente del Perugia.

“Ora tutta la verità verrà a galla, dimostrando che dietro l’intera la vicenda c’è stato un ‘modus operandi’ da parte di chi ha voluto a tutti i costi il fallimento del Perugia”.

Si sfoga Leonardo Covarelli, che dopo le notizie di oggi tira il primo sospiro di sollievo dopo mesi di stress tra avvocati e pratiche legali.

“La squadra non doveva fallire -aggiunge l’ex presidente- e il mio errore è stato quello di non aver avuto polso durante i momenti più difficili, in cui, da solo, ho dovuto gestire tutta la situazione”.

Soprattutto quando, con estrema sicurezza, Covarelli era convinto di poter saldare gli stipendi dei giocatori. Ma in quei giorni difficili la pressione era troppa e alla fine ha prevalso la scelta verso l’ultimo atto della sua gestione.

“Avrei dovuto prendere tempo guardarmi meglio intorno -prosegue l’ex patron del Perugia-, perché i problemi di liquidità potevano essere risolti in altro modo”.

E’ andata come è andata, ormai, e lo sa bene anche lo stesso Covarelli, che ora, però, accanto a tutti coloro che nell’assetto societario ricoprivano incarichi di lavoro, vuole vederci chiaro una volta per tutte.
 

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