Meredith/Esattamente un anno fa la condanna di Amanda e Raffaele.Ora appello e stessa aula

PERUGIA - Era passata da poco la mezzanotte di un anno fa, quando il presidente della Corte d'assise di Perugia Giancarlo Massei leggeva la sentenza con la quale Raffaele Sollecito e Amanda Knox venivano dichiarati colpevoli dell'omicidio di Meredith Kercher, condannandoli a 25 e 26 anni di reclusione. Lo faceva nella stessa aula dove ora e' in corso il processo d'appello ai due ex fidanzati che sabato prossimo torneranno davanti ai giudici. I giovani continuano comunque a proclamarsi estranei al delitto del quale e' accusato anche Rudy Guede.
L'ivoriano ha chiesto e ottenuto di essere processato con il rito abbreviato e in appello la condanna gli e' stata ridotta da 30 a 16 anni di reclusione. Il 16 dicembre sara' di fronte alla Cassazione che esaminera' il suo ricorso. Anche Guede si proclama infatti innocente.
Sabato prossimo entrera' invece nel vivo il processo di appello a Sollecito e alla Knox, detenuti ormai da tre anni nei carceri di Terni e Perugia (vennero arrestati il 6 novembre del 2007). ''Tre anni in cella da innocente'' ha ripetuto anche in questi giorni il giovane pugliese a uno dei suoi difensori, l'avvocato Luca Maori. Sollecito, pero', piu' che pensare al passato e' concentrato sul secondo grado di giudizio. Con la speranza - ha spiegato ancora al suo difensore - che ''emerga la verita' e si possa arrivare alla vera giustizia''. Cioe' a dimostrare la sua innocenza, cosi' come quella della Knox.
L'11 dicembre e' in programma la relazione introduttiva del giudice ''a latere''. Poi i difensori di Sollecito illustreranno la loro richiesta di riaprire l'istruttoria per disporre una perizia sui metodi con i quali sono state svolte le analisi sulle tracce di Dna e sentire nuovi testimoni. La Corte d'assise d'appello potrebbe pronunciarsi il 18 dicembre.
Era invece la notte tra il 4 e il 5 dicembre del 2009 quando i giudici di primo grado emettevano la loro sentenza. Lo facevano al termine di una camera di consiglio durata per l'intera giornata, in un'aula presa d'assalto da giornalisti, fotografi e operatori tv ma praticamente senza curiosi. In tanti si erano invece radunati all'esterno del palazzo di giustizia, nel centro storico della citta'.
Alla lettura del dispositivo la Knox era esplosa in lacrime. ''No, no...'', aveva mormorato abbracciata a uno dei suoi difensori, l'avvocato Luciano Ghirga. Impassibile era rimasto invece Raffaele mentre ascoltava la decisione dei giudici. Per lui il sostegno della sorella al momento di lasciare l'aula: ''Forza, forza Raffaele...!''. Nella stessa sala degli Affreschi anche i genitori e i fratelli di Meredith. Nessuna reazione alla lettura del dispositivo ma il giorno dopo si dissero soddisfatti per il lavoro fatto dagli inquirenti. Sottolineando pero' come non fosse ''il momento di celebrare alcun trionfo''.
Nei prossimi giorni, l'inchiesta sul processo per l'omicidio di Meredith Kercher vivra' tappe decisive. Con l'appello a Sollecito e alla Knox, ma anche con la prima sentenza definitiva, quella sua Guede.

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