La “triade perugina” può far sognare solo che trovi la necessaria continuità

di Elio Clero Bertoldi
PERUGIA - Tre entrate (Vano, Di Noia, Minelli: un attaccante, un esterno sinistro, un portiere) e due uscite e ... mezzo (Dragomir, Baiocco e il giovane Tozzuolo). Sintetizzato così il mercato invernale del Perugia farebbe pensare, col conto della serva, ad un bilancio favorevole. Le apparenze, tuttavia, ingannano, perché né i tifosi e neppure la società appaiono del tutto soddisfatti. I primi - basta leggere i commenti sui social - in quanto lo ritengono moscio e non adeguato alla bisogna; la dirigenza poiché non si é liberata, come agognava, di alcuni ingaggi ritenuti troppo pesanti per la categoria. Per quanto riguarda, comunque, il freddo bilancio economico le entrate dovrebbero rivelarsi preponderanti rispetto alle uscite. Tanto di guadagnato per le casse di Santopadre.
L'importante, comunque, é che il Perugia continui ad esprimersi come contro l'Arezzo, in quanto con i campi che in primavera dovrebbero presentarsi meno fangosi, la manovra diventerebbe ancor più brillante, arrembante ed incisiva. Ed i risultati, di conseguenza, più facili da raggiungere.
Le ultime giornate hanno fatto salire sugli scudi alcuni giocatori che - se continueranno ad esprimersi su questi livelli - potrebbero regalare rilevanti soddisfazioni ai supporter biancorossi. Data per scontata la crescita di elementi, il cui curriculum parla da solo (vedi Angella e Burrai), la triade più brillante e convincente risulta formata da Marcello Falzerano, Salvatore Elia e Dimitri Sounas.
Il primo si muove con l'eleganza e l'incisività che tutti gli riconoscono sui tasti del pianoforte (la sua passione per nulla segreta): sia a Fano, sia al Curi contro l'Arezzo l'ex del Venezia ha eseguito suonate, pardon, giocate, davvero esaltanti. Così tanto che persino coloro che, fino ad allora ne chiedevano la testa (recte: l'immediata cessione) adesso lo definiscono come il miglior acquisto del mercato e lo incoronano d'alloro come un vincitore dei giochi olimpici dell'antica Grecia.
Stesso discorso per il molto più giovane Elia, che sul campo non dimostra per nulla le incertezze lessicali, rilevate quando legge frasi in dialetto perugino... Tutt'altro. Sia che parta da lontano, come esterno basso, sia che si muova sulla fascia, sia che venga utilizzato come seconda punta, Salvatore (nomen omen) fa la parte della cavalleria leggera che viene lanciata al momento opportuno sulla scena della battaglia e la risolve alla grande sbaragliando le difese avversarie. Come neanche la straordinaria carica degli inglesi a Balaklava contro le batterie dei cannoni russi.
Tuttavia la palma di giocatore che sta crescendo in modo impressionante e si dimostra una carta di quelle che fanno vincere un piatto ricchissimo, tocca al greco di Salonicco. A vederlo si presenta con due volti: solido e impenetrabile come la falange macedone di Filippo II (padre di Alessandro il grande) ma anche terribile e tranciante, quando attacca, come i laconici spartani di Leonida, gli eroi che respinsero, alle Termopili gli attacchi del Re dei Re e dell'esercito persiano "numeroso come i granelli di sabbia sulle rive del mare".
La riprova di queste entusiasmanti qualità della "triade perugina" di quest'anno dovranno essere messe alla prova domenica, quando al Curi arriverà il Mantova.
"Fateci sognare", mormorano i tifosi. Anche quelli più increduli.

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