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L'AQUILA - Il tempo vola ed è già trascorsa una settimana da quando il mostro ha distrutto L'Aquila e il suo territorio, cambiando in 20 interminalibili secondi la storia di una città e cancellando l'esistenza di 294 tra uomini donne e bambini. La scossa di terremoto colpì alle 3:32 in punto, accompagnata da un boato spaventoso sbriciolando decine e decine di abitazioni e edifici pubblici, travolgendo territori densamente abitati, cancellandone la storia e la cultura. La nostra attenzione è particolarmente rivolta all'Aquila, per l'importanza che viene riconosciuta a questa città, sede universitaria e ricca di monumenti insigni, ma non meno distruttiva è stata la calamità abbattutasi sul territorio ad essa circostante. Onna e' stata completamente distrutta, decine di case sono crollate a Paganica, San Demetrio, Fossa e decine di migliaia di persone hanno perduto tutto ciò che avevano, cose ed affetti. In questo dramma ci ha impressionato anche l'incapacità delle strutture pubbliche a resistere ad una scossa che per quanto violenta non doveva provocare un disastro di queste proporzioni: il fatto che siano cadute in briciole nel medesimo tempo la Prefettura, la chiesa delle Anime Sante, la casa dello studente mentre l'ospedale Civile ha riportato gravi lesioni per cui dovrà essere evacuato in tutta fretta, tutte costruzioni recenti o recentemente ristrutturate secondo la norme previste per le zone sismiche, apre inquietanti interrogativi sul come si era operato. Interrogativi che sono stati poi suffragati dalle prime successive verifiche che hanno certificato un uso criminale di materiali sicuramente non idonei e perciò l'attuarsi di una vergognosa speculazione sulla pelle di tanta povera gente. E' la stessa cosa dicasi dei palazzi di recente costruzione del centro storico aquilano dove vivevano decine di stgudenti fuori sede: anch'essi si sono accartocciati miseramente seppellendone tanti. Eppure anch'essi avrebbero dovuto resistere al sisma, visto che erano stati certificati al riguardo. Eppure è stata sufficiente una scossa di magnitudo 5.8 per farli cadere fino alle fondamenta. Di chi è la responsabilità? Non possiamo certo dirlo noi, ma lo stabilirà la magistratura che ha opportunamente avviato un'inchiesta nel merito, ma una cosa la possiamo comuncue affermare sin da ora: ovvero che quanto meno sono mancati i controlli da parte delle istituzioni che erano a ciò proposte e che non sono quindi meno colpevoli degli speculatori che hanno impiegato sabbia di mare al posto di ferro e cemento. Alla scossa assassina, che era stata preceduta da mesi da infiniti segnali di avvertimento che nessuno ha preso in seria considerazione, ha fatto poi seguito un'infinita' di repliche e una settimana dopo avranno superato le 900. All'alba il disastro si svela in tutta la sua tremenda dimensione, mentre tanti disperati in attesa di soccorsi che non ci sono, come non ci sono mezzi adatti per intervenire perché nessuno aveva pensato a tale eventualità, scavavano freneticamente a mani nude nel tentativo di strappare alla morte familiari, amici od anche perfetti sconosciuti rimasti prigionieri delle macerie. La retorica vuole che già alle 10 del mattino fossero all'opera a L'aquila migliaia di soccorritori giunti da tutta Italia. Si è voluto con ciò offrire l'immagine di un'efficienza che non c'è stata, utile agli uomini di governo che sono accorsi sul luogo del disastro proclamando che quella italiana è la Protezione civile migliore d'Europa, per cui veniva fatto tutto quanto era necessario. Ma così non era: i soccorritori, fra loro moltissimi volontari, sono sì arrivati a L'Aquila e negli altri comuni travolti dal sisma, ma a molte ore di distanza dalla scossa assassina e questo perché nessuno aveva provveduto a mobilitarli preventivamente. Si sono generosamente mossi da tutta italia quando il disastro era ormai palese e a questo colpevole ritardo non era possibile rimediare a colpi di colpi di bacchetta magica che li trasportasse in un lampo laddove era necessaria la loro presenza. Anche per questo i numeri della tragedia, la cui dimensione si è perfino cercato di sminuire comunicando cifre ridicole per quanto riguarda ad esempio il numero dei senza tetto (il premier Berlusconi affermava perentorio che erano appena 17.000), così da esaltare ancora di più la tempestività dell'intervento, alla distanza di una settimana dal suo verificarsi, ci impressiona enormemente: 294 morti, 1.500 feriti, 55 mila sfollati e, purtroppo, non è finita qui. Condividi