Elezioni/ Riflessioni e analisi di un lettore

Cara Umbrialeft,
volevo provare a presentare un modesto contributo al dibattito tra i contendenti che mi pare sia molto scarno. Specie qui sul vostro giornale, vedo poche uscite, pochi commenti a ciò che si va profilando dal punto di vista politico. Un gran casino, detto in parole povere. Ma tutti zitti come in attesa del gran botto finale.
Mi domando perché la sinistra, naturale e necessaria erede del governo del paese sia così poco incisiva nella realtà, così poco ascoltata. Perché abbia così poco coraggio a fare una grande operazione verità, che lasciata strillare a Grillo nelle piazze, purtroppo non è che dia molta fiducia nel prossimo futuro.
Dico la mia se vi interessa. La contrapposizione storica nella nostra società (ma forse nelle società occidentali) fra chi è ricco, capitalista imprenditore e il povero operaio o dipendente, non esiste più. Il conflitto sociale, tanto caro alla sinistra attuale non è più fra queste due tipologie di soggetto sociale. Io invece leggo una forte contrapposizione fra i lavoratori (che siano essi operai, piccoli e medi imprenditori, partite iva, commercianti, dipendenti pubblici e privati) che responsabilmente, in accordo a principi di merito e di rischio in proprio, si dedicano a produrre un benessere reale nel paese. Un benessere visibile, ponderabile, concreto, leale e persino profondamente etico.
A questa parte di “lavoratori NON privilegiati” si contrappone una parte ampia ed eterogenea di “percettori di rendite”, i privilegiati, che protetti dal rischio e senza merito vivono a scapito dei primi. Questa categoria di “parassiti senza dignità” (per usare un termine alla Battiato), totalmente trasversale alla società, è stata alimentata dal sistema del consociativismo politico, in cui gli uni, i politici, e gli altri si sono vicendevolmente alimentati, grazie a voto di scambio, clientele, favoritismi, in un contesto di forte decadimento morale. Questa area sociale oggi detiene una serie di vantaggi, piccoli e grandi, e drena fino all’esangue, la ricchezza del paese versata sotto forma di tasse.
Purtroppo non è più facile come una volta distinguere il potente dal debole, l’oppressore dall’oppresso, il buono dal cattivo, il privilegiato da chi non lo è. Non parliamo dei politici, che pur facile bersaglio oggi, sono troppo pochi per aver da soli portato al disastro il paese. Ma parliamo di tutti noi, noi (noi generico, io non lo sono) piccoli e grandi privilegiati, piccoli e grandi oppressori.
Privilegiato è il falso invalido, che pur miseramente, vive alle spalle della società. Non privilegiato e oppresso, è l’imprenditore che non ce la fa più a pagare i dipendenti e si toglie la vita. E così sono privilegiati coloro che speculano nell’edilizia gonfiando indebitamente i guadagni a scapito del territorio, opprimendo turismo e agricoltura, grazie ad amicizie politiche.
Privilegiati sono coloro, piccoli e grandi, che vivono di finanza, spostano soldi qui e lì, facendo denaro da denaro, pagando poco o nulla di tasse. Privilegiate sono le imprese che vivono di appalti ottenuti con colleganze politiche al riparo di ogni concorrenza e merito. Privilegiati sono i dipendenti pubblici assenteisti, inamovibili grazie a sindacati collusi e indifferenti.
Ma non privilegiati ed oppressi sono i dipendenti pubblici che lavorano anche per i loro colleghi che non lo fanno, spesso venendo a loro accomunati. Oppressi gli immigrati clandestini costretti a lavorare in nero (magari per qualche piccolo artigiano, oppressore?) e finiscono in galera, ma oppressori sono gli immigrati regolari che spacciano ad ogni angolo della città e che non si riesce a mandare in galera. Privilegiati sono i baby pensionati, che nel pieno delle forze lavorano al nero, oppressi sono i loro figli/nipoti che non riescono a trovare un lavoro regolare e non avranno mai una pensione.
Insomma non voglio allungare la lista, ma giusto per capire come categorie che una volta avevano un appartenenza e identità politica chiara, oggi non ce l’hanno più, se non secondo una senso che è totalmente diverso ed incompreso, specialmente dalla sinistra cui mi ritengo ancora di appartenere.
Queste due categorie sociali ampie diversificate, incoerenti secondo i canoni storici, sono al conflitto nella nostra società. Un conflitto forte, terribile forse, pericoloso per la democrazia stessa, se non si trova il modo di dirimere la questione. E la questione va posta politicamente, va fatta un’operazione verità, dicendo agli italiani alcune cose. Chiare e forti:
- che il paese ha vissuto oltre le sue possibilità e adesso non può più
- che la spartizione della ricchezza prodotta non potrà più avvenire secondo le leggi del passato (un voto, un favore clientelare)
- che il paese è più importante dell’elettorato
- che i diritti acquisiti, quando sono palesemente privilegi, e molti oggi lo sono, sono discutibili in ogni momento
- che tutti, tutti nessuno escluso, si devono mettere al lavoro
- che al di là della legalità c’è anche la morale
Solo così credo, forse ingenuamente, che il paese possa uscire dalla pericolosa empasse in cui ci getteranno le prossime elezioni. E non so perché ma questa operazione, questo sforzo immane è e deve essere un appannaggio della sinistra, che purtroppo, un po’ per difetto di analisi, un po’ per incapacità, continua a star muta o persino difendere l’ampia classe sociale dei privilegiati.
Andrea Primavera

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