"Il rapporto INAIL 2011, presentato ieri dal direttore Tullio Gualtieri, durante l’iniziativa tenuta ieri a Perugia, “ Tornando a casa dal lavoro”, in ricordo delle 4 vittime della strage di 6 anni fa all'Umbria Olii di Campello sul Clitunno, conferma - afferma in una nota il Segretario Generale Cgil Umbria, Mario Bravi - le preoccupazioni più volte espresse dalla CGIL. Da questo rapporto l’Umbria risulta, purtroppo, maglia nera in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro. Infatti l’indice di frequenza degli infortuni (con conseguente inabilità temporanea, inabilità permanente o morte del lavoratore) rispetto ad una media nazionale pari a 100 ci colloca in testa a questa triste classifica con l’indice di 140.70. Con un dato di ben 18 morti sul lavoro nel 2011. Tutto ciò è inaccettabile, così come è inaccettabile l’inazione del Governo che sta smantellando strumenti importanti come il Testo Unico sulla sicurezza (legge 81) e il DURC, mentre è in atto un tentativo strisciante di privatizzazione del sistema sanitario, che rappresenterebbe un ulteriore colpo durissimo anche sul fronte della prevenzione degli infortuni e degli interventi sul territorio. Siamo più che mai convinti che occorra una diversa politica economica e sociale che metta al centro il lavoro e la sicurezza."

 

"In questo quadro - continua la nota di Bravi - è necessario andare alla costituzione dell’anagrafe degli RLS (Rappresentanti di Lavoratori della Sicurezza) e che nella nostra regione ci sia un pieno riconoscimento del rappresentanza nei luoghi di lavoro e dell'importanza di corrette relazioni sindacali. Questo concetto, che è un elemento fondamentale di civiltà, sfugge a molti imprenditori della nostra regione e non ci riferiamo solo alle imprese di piccole o medie dimensioni.
Basta pensare a Brunello Cucinelli, che calca proprio in questi giorni le scene dei talk show nazionali, come emblema di neo umanesimo e di modernità contemporanea. Questa modernità è del tutto presunta e non corrispondente alla realtà, visto che agli oltre 700 lavoratori della sua azienda è sostanzialmente negata la possibilità di esprimersi liberamente attraverso i propri rappresentanti democraticamente eletti, come avviene nella quasi totalità delle imprese di quelle dimensioni. E non basta, per smentire questo concetto, erogare ai lavoratori (fatto comunque positivo) una elargizione di stampo paternalistico."

 

"La democrazia nei luoghi di lavoro - conclude la nota del Segretario Generale Cgil - esiste solo se c'è pieno riconoscimento delle due parti, quella imprenditoriale e quella dei lavoratori, e solo questo consente di garantire il rispetto dei diritti di tutti. Quindi, quello che serve è una sana bilateralità, come elemento di civiltà nelle relazioni sindacali e come antitodo contro la crescente insicurezza nei luoghi di lavoro. Questo è il messaggio che ci viene anche dal rapporto Inail e che che ci spinge ancora ad un'iniziativa più forte e più incisiva, perché non potrà essere mai accettabile anche la perdita di una sola vita sul lavoro."

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