Festival giornalismo/ Lilli Gruber rivela la sua "Eredità"
PERUGIA - La magnifica Sala dei Notari ospita uno tra gli eventi di chiusura del Festival Del Giornalismo. Il Giornalista Andrea Scanzi intervista la nota conduttrice del programma di La7 “Otto e Mezzo”: Lilli Gruber. Muovendosi nel contesto di un passato che per tanto ha combattuto e un presente che le impone di riconciliarsi con le sue origini, la nota giornalista Italiana presenta al pubblico i retroscena interiori del suo ultimo libro: L’Eredità.
Nata a Bolzano, la giornalista dichiara di non aver mai amato particolarmente la realtà del Sud Tirolo da giovane,troppo stretta e mitizzata per lei. Dopo molto tempo però, si è sentita come in dovere di riallacciare un rapporto e un contatto con le proprie origini e quale miglior pretesto allora di un diario ritrovato, appartenente alla sua bisnonna Rosa. Pagine intense in cui scorre la vita di questa donna, descritta dalla Gruber come colta e raffinata nonché ottima scrittrice. Un diario che percorre le storie di un arco di tempo molto ampio, che va dal 1902 (anno in cui Rosa si sposa con un giovane di nome Jacob) fino al 1939, anno in cui questa muore. Circa 40 anni dunque, anni duri e affascinanti da rileggere, per un Sudtirolo spezzato tra forze Nazional-socialiste e forze ribelli.
La giornalista racconta di come quegli anni siano ricordati nella sua cittadina come un periodo molto buio, un periodo del quale si fa fatica a parlare. L’anno in cui muore Rosa segna una svolta crudele. Nel 1939, gli abitanti del Sudtirolo, a seguito del Patto d’Acciaio tra Mussolini e Hitler, si trovano costretti a dover fare una scelta molto dura: lasciare la loro terra e i loro possedimenti e trasferirsi in Germania, dove Hitler gli assicurava un buon trattamento, oppure rifiutare il trasferimento e restare in Italia con il rischio di essere deportati al Sud. La sua famiglia, dichiara la giornalista, ha scelto di trasferirsi in Germania ma, come viene raccontato anche nel libro, Rosa aspettò l’ultimo giorno prima di prendere una decisione che tanto l’avrebbe ferita.
L’intervista si sposta poi su un altro personaggio chiave del libro: Hella, figlia di Rosa. Forte sostenitrice dell’ideologia nazista, è un Personaggio per la quale la giornalista dichiara di provare una forte ammirazione sebbene si senta molto distante da lei. Sulla scia di questa riscoperta del suo passato, la Gruber assicura che ci sarà un seguito al libro: una seconda parte incentrata proprio sulla figura di Hella.
Arrivato il momento delle domande dal pubblico, sono stati molteplici gli interventi. Dalla sala colma di gente, sono arrivati diversi spunti per riflessioni più ampie. Si è parlato della tutela delle minoranze in Italia, del tanto sudato statuto di indipendenza ottenuto dal Sud Tirolo e della professione di giornalista in generale. Un anziano, si è alzato dalla poltroncina e, in un grido commosso, ha ringraziato la giornalista per il suo lavoro quotidiano che porta molte persone a essere più consapevoli di ciò che li circonda. Alla domanda: se risulta più difficile raccontare il Medio-Oriente, oppure questa Italia così strana, la Gruber risponde dicendo che il nostro è un paese strano, difficile da raccontare e con mille contraddizioni. “Spesso si fatica a trovare una chiave di lettura e si ha l’impressione che questo paese giri a vuoto”, recita la giornalista. Parlando infine del ruolo del giornalista in Italia, spiega che i suoi colleghi tendono troppo a parlare molto dell’Italia e poco del resto del mondo, dimenticandosi che invece, ogni giorni di più, il nostro paese perde centralità e interesse agli occhi del resto dei paesi.
Il festival saluta così Lilli Gruber. Un’intervista molto interessante e degna di attenzione. Un altro evento riuscitissimo del Festival del Giornalismo che, ogni anno, contribuisce ad accrescere la cultura di questo paese e ad allargare lo sguardo dei suoi cittadini. Chissà che allargando sempre più, non si arrivi a trovare la chiave di lettura che tanti, oltre a Lilli Gruber, cercano.
Alessio Cassano

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