di Michele Mencaroni

 

PERUGIA - Pomeriggio “spumeggiante” quello trascorso presso la Sala dei Notari per il Festival del Giornalismo. Protagonisti dell’incontro Mauro Casciari e Beppe Severgnini, autori di una simpatica quanto coinvolgente intervista. L’evento è stato diviso in due parti. Nella prima il giornalista perugino ha posto quaranta domande, sia personali che di ordine generale, al suo collega lombardo con la particolarità che tutti i quesiti iniziavano con la lettera “t”. Severgnini ha cercato di rispondere nel modo più brillante e meno banale possibile, iniziando anche lui sempre con la lettera “t”. Ciò è stato ideato per riprendere il motivo conduttore che ha contraddistinto l’ultimo libro di Severgnini e cioè, appunto, le 8”t” ( talento, tenacia, tempismo, tolleranza, totem, tenerezza, terra, testa), che indicano un percorso da seguire nell’”Italia di domani”. Poi si è passati alla seconda parte, alla twitterview, nella quale Severgnini ha risposto ad alcune domande che gli sono state “cinguettate” in diretta. Anche in questo caso sono stati trattati vari argomenti tra cui il fenomeno twitter, Renzi e la situazione dei giovani. In merito al social network, il giornalista lombardo ha utilizzato due metafore per spiegarne l’enorme successo. Prima lo ha definito “un filo intermentale” poi “Una spremuta fresca di pensiero”. Successivamente ha utilizzato una proporzione matematica dicendo che “Twitter sta agli italiani, come un aperitivo sta ad un bevitore”. Rimanendo sempre sul tema del social network, è stato esaminato anche il rapporto che intercorre tra Twitter e politica / politici. Qui Severgnini ha indicato i quattro motivi per cui questo nuovo modo di comunicare si è sviluppato così tanto presso la classe politica. In primis i politici attuali hanno trovato un modo per non comunicare le notizie all’Ansa. Il secondo è perché si ritengono migliori dei propri uffici stampa. Terzo è che questo di Twitter viene considerato un modo per essere più popolari e affascinanti. Quarto ed ultimo è che, utilizzando questo social network, i politici riescono ad essere loro stessi, e attraverso Twitter, noi tutti possiamo capire come essi sono realmente.

È quindi, in buona sostanza, una sorta di macchina della verità. Parlando dei giovani, le domande a Severgnini si sono focalizzate soprattutto nel rapporto tra i giovani stessi e il mondo del giornalismo. Lo scrittore ha messo in guardia tutti gli aspiranti giornalisti presenti in sala che, sebbene questa sia una professione che da sempre suscita un grande interesse, coloro che si affacciano a questo grande mondo devono capire però quando è il momento di abbandonarlo, ad esempio quando si è giunti ad una certa età e ancora non si è retribuiti. Inoltre i giovani devono essere in grado di comprendere le proprie capacità e, una volta scoperte, saperle sfruttare al meglio. Concentrarsi, cioè, su ciò che riesce meglio loro e per il quale sono più portati. Oltre a ciò, prosegue Severgnini, i ragazzi avrebbero bisogno di regole, anche non necessariamente scritte. Questo infatti è uno dei motivi per cui i “cervelli” italiani si rifugiano all’estero: non sopportano più di operare o in assenza di regole o con regole incomprensibili. Con ironia, l’ospite commenta: “ Ormai facciamo parte dei laboratori di tutto il mondo: schermo, pianta e studente italiano”. Altro argomento della Twitterview è stato Matteo Renzi. Questa una delle domande più significative : “Secondo lei, Matteo Renzi è in grado di fare il Presidente del Consiglio?”. Severgnini risponde che l’attuale sindaco di Firenze è stato “fortunato” a non essere stato scelto da Napolitano. Questo semplicemente perché Renzi non è ancora pronto. Aggiunge inoltre che“ Deve in qualche modo entusiasmare gli italiani, proporre un suo programma e provare a vincere un’elezione”. Proseguendo il suo commento, lo scrittore è certo che attualmente parte del popolo italiano si è “innamorata” di Renzi. Ma come tutte le storie, l’amore può essere pericoloso sia per chi si innamora sia per l’oggetto dell’amore. “ Deve riuscire a far mutare il feeling che il popolo ha per lui in fiducia, stima e considerazione. Altrimenti questa passione rischia di trasformarsi in semplice infatuazione. E anche se l’Italia è un paese impulsivo, il Sindaco di Firenze non deve avere fretta”. 

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