Italia Nostra: No a stravolgimento teatro Pavone e di piazza della Repubblica
"Il progetto di trasformare il Teatro Pavone in un bar-ristorante che occasionalmente ridiventa teatro- si legge in comunicato stampa del Presidente di Italia Nostra Perugia, Urbano Barelli - è in radicale contrasto non solo con il vincolo di bene culturale ma con la stessa storia e cultura della città, visto che è stato costruito nel 1765 ed è il primo grande teatro all’italiana in muratura realizzato in Umbria. Il progetto, tanto caldeggiato dall’amministrazione comunale e dall’assessore Cernicchi, prevede di trasformare l’attuale foyer in un bar-ristorante, attrezzando al nuovo uso sei palchi del terzo ordine e con una veranda esterna di 72,7 mq. per i tavolini. Una veranda delle dimensioni di un vero e proprio appartamento sistemato nella centralissima Piazza della Repubblica."
"Il progetto - prosegue il comunicato di Barelli - non è compatibile con la natura di bene culturale del teatro Pavone ed è in aperto contrasto con la Direttiva del ministro Ornaghi sugli usi e le attività non compatibili con le esigenze di tutela e valorizzazione delle piazze e delle strade dei centri storici. Un progetto che quindi non potrebbe nemmeno superare l’esame della Soprintendenza. Ma non è solo questo. Il progetto rischia di compromettere la già difficile candidatura a capitale europea della cultura per la semplice ed evidente ragione per la quale un teatro è luogo e presidio di cultura, mentre così non è per un bar-ristorante. Ciò non significa che nel teatro Pavone non si possa fare nulla."
"E’ notorio, negli ambienti professionali e cittadini - conclude il comunicato stampa - che esiste un altro e ben valido progetto alternativo che prevede l’utilizzo dei locali di 250 mq. in Via delle Streghe, nei quali l’attività commerciale potrebbe essere ospitata senza stravolgere quella culturale e senza perdere i contributi. Si tratterebbe solo di abbandonare la vecchia politica di trasformare tutto in commercio e centri commerciali e proiettarsi seriamente nella nuova economia della conoscenza e della cultura."

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