di Isabella Rossi

 

PERUGIA - Emozioni potenti accompagnano i giorni della crescita, della scoperta e dell’affermazione del sé. Incanto e vitalità dialogano chiamando in campo una fisicità fluida e instancabile. L’avventura è quotidiana e il corpo non conosce vertigini mentre ruggiti e risa sottolineano prodezze. Ma la forza di un bambino può repentinamente cambiare direzione. Farsi calma e contare minuscole frazioni di vento. O esplodere in un’energia selvaggia che sfida i recinti e le privazioni.

Come quelli a cui sono sottoposti due fratellini, superstiti di un mondo adulto ossessionato da se stesso. In continua evoluzione sono la conquista di nuove libertà, il potere sugli elementi e la frustrazione per un affetto non ricambiato, per una richiesta di attenzione derubricata a scocciatura quotidiana. Per fortuna che l’altro, generato dagli stessi genitori, è parte del sé. Compagno di giochi, complice e avversario in un viaggio quotidiano dove gioia ed eccitazione possono toccare vette inspiegabili all’età adulta. Ed ogni giorno è un mondo a sé dove il tempo è ciclico ed infinito. Piccoli riti scandiscono le ore. Soprattutto la sera. Quando le luci si spengono ed i grandi sono occupati solo da se stessi, c’è la calda sicurezza del contatto con un corpo fratello rannicchiato in attesa di tempi migliori. Così Nina e Tommaso affrontano i giorni della loro infanzia dove in ogni singolo istante può cambiare tutto, compresa quella realtà parte di un gioco a cui nessuno li ha invitati a partecipare. Sulle ali di una farfalla volano i sogni che conducono a sfidare divieti.

E a volte anche un bambino incontra l’abisso. A scavarlo è l’insensibilità rauca di un adulto deformato dalla propria ostinata rigidità. Un poco al giorno. Fino a che un giorno anche il bambino cadrà senza rete nell’abisso. Dovrà toccare con mano quali castelli di solitudine è stato capace di costruire l’egoismo degli adulti prima di potersene liberare. Per sempre. Con “Romanzo d’Infanzia” Antonella Bertoni e Michele Abbondanza hanno riportato in Umbria, venerdì scorso al Teatro Torti di Bevagna, un capolavoro che viaggia in Italia e all’estero da più di 15 anni. Forse per quella sua capacità di far salire a bordo adulti e bambini. Sicuramente per la prospettiva lirica – frutto di una sapiente drammaturgia- che da voce ad un’età dove innocenza e lacerazione convivono con struggente naturalezza

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