di Federica Mancinelli

«Nel clima di incertezza e di confusione culturale nel quale siamo immersi mi sembra particolarmente significativo ricordare la figura e l’insegnamento di Benedetto da Norcia, un uomo che ha saputo far incontrare il messaggio del Vangelo con le esigenze più profonde dell’uomo. Oggi più che mai abbiamo bisogno di guardare al Patrono d’Europa come maestro di vita, uomo che, nell’equilibrio, nella serenità e nella pace interiore, ha trovato la forza di lanciare un messaggio forte agli uomini del suo tempo” (Mons. Renato Boccardo, Arcivescovo della Diocesi di Spoleto-Norcia).

La sera dell’8 Marzo, nella Basilica di San Benedetto a Norcia, l’Arcivescovo Boccardo, alla presenza delle Autorità religiose e civili, ha acceso, come ogni anno, la Fiaccola benedettina “Pro Pace et Europa una”, evento di avvio delle celebrazioni liturgiche in onore del Patrono principale d’Europa. La Città natale di Benedetto e Scolastica, insieme alle Città di Subiaco, Cassino e di molte località del Centro Italia vivranno in questi giorni eventi simbolici, spirituali e sociali che sono in queste settimane al centro della vita comunitaria di tutto il territorio e che segneranno la vita quotidiana di tutti i giorni dell’anno.
Perché Benedetto da Norcia, distante dai clamori del suo tempo, lontano da gesti rivoluzionari, portatore di una spiritualità raramente codificata e con una biografia ai più misteriosa, ancora oggi è definito “Maestro di vita” per gli uomini non solo del suo, ma anche del nostro tempo? Perché, come per i classici della letteratura e le pagine storiche più memorabili della spiritualità, il suo messaggio e il suo esempio non hanno bisogno di essere modernizzati e resi attuali: moderni e contemporanei lo sono già.
Benedetto da Norcia ha ideato un sistema di vita basato sull’idea che ogni uomo debba riscoprire la propria missione e dare il proprio segno nel mondo; la sua Regula ha indicato un cammino non solo interiore, ma anche pratico, adattabile non solo ad una piccola e ristretta comunità religiosa, ma alle comunità sociali, familiari, aziendali e politiche; il suo messaggio ha inteso unire Fede e Cultura, binomio che, minacciato e lacerato in questi nostri decenni, dimostra proprio nella sua debolezza la sua insostituibile importanza.
Oggi tutte le comunità associate vivono un periodo di profonda crisi: la Chiesa, l’Europa, gli Stati nazionali, le Città. La crisi economica e politica che globalmente stiamo tutti vivendo si è dimostrata chiaramente una crisi di Valori, indeboliti, negati, sottovalutati e non integrati in un tessuto comune. Di fronte a queste sfide le comunità sono chiamate a fare una scelta: possono disgregarsi, cedere alla protesta, isolarsi e certamente impoverirsi, materialmente e spiritualmente. Oppure possono decidere di dar vita ad un sistema socioeconomico integrato e globale: quella “guida centrale” dell’economia e della società da tanti paventata come nemico dell’Economia sociale di mercato, potrebbe invece essere interpretata come “guida valoriale”: in altri termini, se l’impresa viene considerata una comunità di persone, se non solo quella economica e aziendale viene considerata “impresa”, ma anche e soprattutto quella culturale e intellettuale, se tutto viene permeato da Valori etici e spirituali, il circuito virtuoso si compie, da una società economico-finanziaria e tecnicistica ad un’Economia umana di mercato i cui pilastri sono non solo il desiderio di migliorare le proprie condizioni, ma soprattutto quelle comuni.
San Benedetto l’ha fatto partendo da Norcia: ogni comunità umana può farlo partendo da se stessa. E’ la “forza del contagio” che conta: così è nata la Comunità europea che oggi fatica a definire le proprie radici, che tenta di rifondarsi su concetti spesso erronei di libertà e che sta smarrendo il carattere unitario che l’aveva resa, prima fra le Unioni di Nazioni, in grado di superare le frontiere nazionali e le rivalità dei popoli. La Luce di Fede e Cultura è quella in grado di illuminare di nuovo le menti spente e gli Stati in crisi: è sotto il nostro sguardo quello che succede quando si abdica alla missione di unirle e renderle operose. E’ sotto il nostro preoccupato sguardo quello che accade quando nell’uomo prevale più il desiderio di “avere di più” su quello di “essere di più”. Ma lo sguardo deve cambiare prospettiva: come Benedetto XVI (che dal Patrono d’Europa trasse il nome papale) ci ammoniva, ciascuno di noi dovrà e potrà, con la sua vita e le sue opere”esercitare  un influsso (il proprio piccolo influsso) fondamentale sullo sviluppo della civiltà e della cultura europea”.
Sembra un’ambizione grandiosa, al di sopra di noi stessi: in effetti, lo è. Ma anche Benedetto da Norcia partì da una piccola Città verso la Città eterna, in una situazione storica tremenda: l’Impero Romano (il mondo globale di oggi) era in preda ad una gravissima crisi economica, politica e sociale e il Monachesimo occidentale diede esempio e via di ripresa sulla base di valori condivisibili, applicabili e comuni a tutti i popoli.  Oggi si ripete, come sempre accade nella Storia, la stessa fase, in condizioni apparenti diverse, ma sostanzialmente molto simili: oggi i Popoli d’Europa, uniti solo parzialmente e a fasi evidentemente alterne solo da una moneta e da un mercato economico, hanno più che mai bisogno di una culla di valori alla quale ispirarsi per una nuova strategia di ripresa comune.
Il volto europeo ha bisogno di nuovi occhi, lo spirito europeo ha bisogno di fermento: una Regola “minima, tracciata solo per l’inizio”, un percorso comune per l’Umanità.
(www.ildonodellavita.it, sito ufficiale della Fondazione “Ut Vitam habeant”, fondata e presieduta da SER Card. Elio Sgreccia)

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