Una "mimosa" per tutte le donne uccise negli ultimi quaranta anni in Umbria
Elio Clero Bertoldi
Feminicidio è un neologismo abbastanza recente. Dietro questo termine (che si basa sul lemma inglese "femicide", che ha sua volta deriva dal latina “foemina”) si celano gli omicidi delle donne. E in un giorno, come questo, dedicato alle donne, ricordare le vittime e le storie di tante donne strappate alla vita, alla famiglia, ai figli, è quasi un obbligo morale. Secondo un recente studio criminologico in Italia si consuma l'assassinio di una donna ogni tre omicidi (il 33% delle vittime sono donne). Un dato sconvolgente se si pensa che, inoltre, ad ammazzare signore e signorine sono in genere i mariti o gli ex (52,4%), i fidanzati, i conviventi (16,9%) e, in misura minori, i padri o i fratelli. Il 42% di queste tragiche violenze segue la comunicazione della separazione. Nel 70% dei casi l'omicidio di una donna arriva al termine di una serie di "atti persecutori". Un inferno, insomma.
Per quanto riguarda la nostra regione non ci sono statistiche precise e puntuali. Tuttavia negli ultimi quaranta anni di sono registrati una cinquantina di omicidi nei confronti di altrettante donne e si ha il sospetto che almeno altre tre, di cui è stata denunciata la scomparsa (Sonia Marra, Barbara Corvi, Lucia Ciocoiu, la prima e l'ultima a Perugia, la seconda ad Amelia), siano state ammazzate e i loro corpi occultati o distrutti. Una donna uccisa, grosso modo, ogni 400 giorni. Nella pacifica e laboriosa Umbria.
La più piccola, due anni e sette mesi, si chiamava Maria Geusa. Viveva in una modesta casa in Alta Val Tiberina con il padre e la madre. La uccise il datore di lavoro del suo papà che, hanno scritto i giudici in sentenza, avrebbe abusato sessualmente di questo piccolo angelo. Ora l'uomo, un imprenditore edile di Sansepolcro, sta scontando l'ergastolo. Lei, Maria, però non c'è più.
La più anziana era una ottantacinquenne ternana, ammazzata perché aveva sorpreso i ladri a rubarle in casa. Maria Baccaille fece appena in tempo a urlare "chi siete?", che venne freddata da un colpo di pistola. L'autore, che cercava la modesta pensione della anziana signora, venne scoperto e condannato.
Tra questi due estremi un esercito di vittime, giovani e meno giovani, la cui vita è stata stroncata dalla gelosia di un qualche Otello di provincia, se non di campagna, da conviventi respinti, da spasimanti tremendamente possessivi, da mariti-padroni.
Clara Morlunghi fu freddata con una fucilata a Monteleone di Spoleto dal coniuge ossessionato dalla gelosia, tanto da metterle davanti, prima di ucciderla in camera da letto, un foglio di quaderno e una penna e da intimarle: "Scrivi i nomi dei tuoi amanti".
Giuseppina Lauri fu ammazzata con una fucilata dall'amante con il quale non voleva più tirare avanti una relazione ormai stanca e logora. Anna Palmieri, invece, fu presa a martellate, nella propria casa di Giove, dal marito, colpito da raptus improvviso. Diversa e raccapricciante, ancora di più, la fine di Anna Maria d'Antonio, detta "la napoletana" che aveva rifiutato di lasciare la strada e di sposarsi con un anziano muratore che si era invaghito di lei: venne sgozzata, fatta a pezzi e infilata in sacchi di juta lanciati in un fiumiciattolo nel Folignate.
Qualche anno prima, Maria Anna Severi, non più giovane e anche lei prostituta, venne trovata seminuda sul letto e strangolata con calze di nylon nella sua casa di Città di Castello.
Sempre a Città di Castello, in una palazzina liberty dove aveva preso alloggio, venne uccisa, barbaramente, la segretaria dell'Itis di Città di Castello, Maria Teresa Bricca, 25 anni, di Città della Pieve di cui si era invaghito un coinquilino che voleva averla ("con le buone o con le cattive") e che la massacrò di botte e la finì con il cric dell'auto.
Antonella Pelagatta di Allerona fu freddata a colpi di pistola dal coniuge, mentre Maria Teresa Meloni fu vittima della pazzia che armò di un fucile da caccia la mano del cognato a Maceratola di Foligno.
Terribile la fine di Mafalda Ceccarelli morta per "l'abbraccio fatale" dell'amante (le frantumò le costole), al quale aveva comunicato di non voler proseguire la relazione adulterina, negli scantinati dell'ospedale di Monteluce a Perugia. Bianca Porzi, invece, concluse la sua esistenza annegata nelle acque del Topino, nel territorio del Comune di Valtopina: anche in questo caso per essersi rifiutata di proseguire il rapporto con l’amante. Per Ada Ragnacci il destino riservò una sorte assurda: un colpo di fucile mentre era seduta in macchina, intorno alle due di notte e stava facendo manovra per entrare in garage.. La sua colpa agli occhi del marito? Essere tornata tardi da una festa di matrimonio durante la quale - raccontarono i testimoni - era rimasta seduta sempre accanto ai congiunti. Ventuno anni fa per non aver voluto soggiacere alle attenzioni sessuali di un cameriere suo amico, venne uccisa (omicidio preterintenziale) e poi gettata viva nel Lago Trasimeno, avvolta in una coperta perché ritenuta cadavere, la perugina Francesca Ragni. Catia Roberta Marcantoni, ancora minorenne, di San Fatucchio, venne strangolata e annegata in un fosso a Chiusi Scalo dal suo fidanzatino che l'aveva messa incinta, ma rifiutava di prendersi le proprie responsabilità. Lorena Magara diventò bersaglio del fucile del suo convivente (da sei mesi stavano insieme) e sotto gli occhi del figlio a Lisciano Niccone, in un cascinale con vista sul Lago. Un piccolo Eden che si trasformò in inferno.
L'infermiera Rita Zanetti, in lite con il compagno per la separazione e l'affidamento della figlioletta nata dal rapporto, fu sequestrata, sgozzata e finita con un colpo di fucile dal suo uomo a Castel Viscardo nell'Orvietano. Vittima della gelosia e dell'arteriosclerosi del marito, invece, Maria Baldassarri, 74 anni, inseguita dal coniuge per le strade di Torgiano e colpita, più volte, con la roncola.
Mauretti Fondacci (omicidio irrisolto) venne fermata mentre in auto saliva da Bevelle di Gubbio a Casamorcia e raggiunta da tre colpi di fucile caricati con pallottole a elica per la caccia al cinghiale (anche questo delitto è rimasto senza responsabili). Due donne vittime della identica furia omicida ad Assisi, una dozzina di anni fa: il marito, che non accettava la separazione, massacrò a coltellate Fatiha Abdellali e mentre, se ne andava dall'abitazione, colpì anche l'unica testimone, Annunziata Pompili, 85 anni. Rosalba Mellace fu freddata, mentre cercava disperatamente la fuga, con un colpo di pistola appena sopra l'orecchio sinistro, sul pianerottolo di un appartamento di via del Palio 11 a Prepo di Perugia: non aveva voluto rivelare (o non lo sapeva) a un marito geloso dove si fosse nascosta la compagna, in fuga per i ripetuti maltrattamenti subiti.
Ignoti i motivi per i quali con, un colpo di coltello sopra la mammella, venne stroncata la vita di Mara Calisti, a Todi: un caso irrisolto, pure questo (il giallo "della porta chiusa").
L'affittacamere Lina Tortoioli vedova Scota venne strozzata e il suo corpo dato alle fiamme in un tentativo di rapina subito tra le sue stesse mura domestiche, in via delle Cantine, nel cuore del capoluogo umbro. La bellissima Tania Bogus (alias Natalia Serendt) russa, di soli 19 anni, venne massacrata, sopra Valtopina, a colpi di martello - 35 ne contò il medico legale - per essersi ribellata al proprio protettore, perché si era innamorata e voleva smetterla di fare quella vita umiliante. La marocchina Najla Dridi fu data alle fiamme dal proprio ragazzo con cui divideva una stamberga, messa in piedi nei locali in ristrutturazione della piscina della Cupa, durante un inverno di neve. Irene Tomas Canales, che aveva deciso di lasciare il marito, venne sgozzata da quest'ultimo in un appartamento di Madonna Alta a Perugia; l'uomo tentò poi il suicidio. Sembra che l'avesse baciata dopo averle tagliato la gola.
A colpi di pistola morì Paola Casati, a Terni, per una insana gelosia del coniuge. A Picciche di Trevi, Annarita Rambotti, madre di tre figli, fu ammazzata con un colpo di fucile: aveva osato separarsi e voleva l'affidamento del bambino ancora minorenne. Maria Cicala invece perì sotto una gragnuola di coltellate a Castel Giorgio, davanti alla propria figlioletta; il coniuge tentò poi il suicidio lanciandosi giù da un tetto: è sopravvissuto. Anche Antonia Andradu, a Terni, fu uccisa con una lama affilata. Nel chiostro di San Pietro a Perugia Daniela Tini, madre di due figlie, fu raggiunta da più colpi di pistola esplosi dal marito geloso, dal quale viveva separata in casa. A coltellate, invece, venne soppressa, a Terni, Zdiri Souad Ben Sassi. E sempre nella città dell'acciaio fu assassinata a coltellate Margherita Pimentel Firimin Adamer. La giovane Michela Falleri, che aveva rifiutato di rimettersi insieme al fidanzato violento, venne freddata a colpi di pistola alla vigilia di Natale di otto anni fa, a Madonna Alta di Perugia, dove lavorava. La badante russa Lyube Chuiko terminò la sua esistenza terrena in uno squallido bagno del parco di Sant'Anna, sempre nel capoluogo umbro, strangolata per futili motivi. Sulla tragica e orrenda fine di Meredith Kercher, nel casolare di via della Pergola 7, a Perugia, sono stati scritti ben dieci libri e proiettate fiction e persino ricostruzioni filmate; fu uccisa a coltellate, forse nel corso di un festino di sesso e droga (il processo è ancora in corso). Concetta Genta si prese una coltellata in pancia, a Foligno, durante un bisticcio con chi le aveva dato in locazione un appartamento a Foligno. Marisa Radicchia morì sotto i colpi di un pugnale a Casacastalda: era separata da tempo, ma ancora andava a sbrigare le faccende domestiche nell'abitazione del coniuge, ora in carcere. Elena Maria Sovaiala, a Bastardo di Giano dell'Umbria, agonizzò massacrata di botte e di morsi nell'abitazione coniugale. Mariana Mihaela Puscasu fu raggiunta da una serie di coltellate dell'amante geloso, che non voleva accettare la fine della loro storia, davanti alle amiche e all'anziana signora a casa della quale svolgeva le mansioni di badante.
Barbara Cicioni, madre di due figli e in attesa della terza, morì soffocata in camera da letto nella sua villetta di Compignano di Marsciano: suo marito è stato condannato all’ergastolo.
La ventenne rumena Ana Maria Tenmneanu fu picchiata e strangolata nel suo appartamento in via Rizzo a Madonna Alta di Perugia (caso irrisolto), mentre l'anno dopo la quarantaseienne Beatrix Rodriguez, argentina con passaporto spagnolo, fu pestata a sangue, accoltellata e poi travolta da un'auto, in una stradina senza uscita a Pian di Massiano (c’è un indagato).
A Terni, pochi mesi fa Marianna Vecchione è stata uccisa a colpi di fucile dal marito, l’uomo che l’aveva sposata e diceva di amarla, nello loro casa di via Brodolini. E’ l’amore malato che sembra prevalere in questa nostra epoca.

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