Il "Griffa, griffa" dei soldati di Fortebraccio diventi grido di incitamento
Elio Clero Bertoldi
PERUGIA - Spesso, se non sempre, i tifosi del Grifo si sono dimostrati attenti e appassionati cultori della storia quasi trimillenaria della città. Una tensione, questa, giusta e meritoria perché ogni cittadino deve rammentare con orgoglio le proprie radici culturali e di costume. Viene da chiedersi, allora, perché nei cori di incitamento che i fan biancorossi indirizzano ai propri giocatori, anzi ai propri portacolori, non possano trovare spazio esortazioni legate alle secolari vicende della nostra città.
E tra le tante una: riproporre, sugli spalti, il grido guerresco di incitamento delle milizie di Braccio Fortebraccio, il gran capitano, di cui si : in ogni landa d'Italia e d'Europa "Braccio valente, vince ogni gente". Quel grido, lanciato prima e durante le battaglie, suonava così: "Griffa, griffa", cioé lacera, dilania, esortazione legata all'animale simbolo, sin dal tempo degli etruschi, della nostra comunità. Nel prepartita o durante la gara, se migliaia di voci, rilanciassero quel grido, non solo fornirebbero un incitamento originale e fortemente identitario ai propri alfieri sul campo di gioco, ma sottolineerebbero la storia, esaltante e antichissima, e comunque "nostra", di una città che - perdonate lo sciovinismo, però motivato (andate a rivedervi quanti capitani di ventura ha fornito Perugia tra il Duecento e il Seicento, oltre ad un caposcuola di strategia militare quale appunto è stato Braccio) - non ha pari nelle categorie nelle quali milita oggi e pochi, davvero pochi, anche nelle divisioni superiori. Perché, dunque, non organizzare un incitamento con queste due semplici paroline semplici, rapide, reiterate, "nostrane" e tuttavia cariche di significato? Pensateci, ragazzi.

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