Il prossimo fine settimana Todi celebra la Giornata della Memoria
TODI - Il prossimo fine settimana l'Amministrazione comunale di Todi celebrerà la Giornata della Memoria, "in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti".
Grazie alla collaborazione con la sezione Anpi di Todi, sono state organizzate due iniziative: una dedicata ai più giovani, l’altra aperta alla cittadinanza tutta:
- sabato 26 gennaio alle ore 9.30 presso il Teatro del Nido dell'Aquila (Complesso delle Lucrezie) sarà proiettato, per le ultime classi degli Istituti superiori di Todi, il film L'onda ( 2008 ) diretto da Dennis Gansel e tratto dal romanzo omonimo di Todd Strasser.
Le vicende narrate si basano su un “esperimento sociale”, denominato La Terza Onda, realmente messo in atto, nel 1967, in California. Un professore, per dimostrare come la genesi di una dittatura abbia forme apparentemente innocue, induce una classe di una trentina di studenti a forme di cameratismo che li distinguono da tutto il ciò che li circonda. L' uso della disciplina, dell'uniforme, e di un gesto di riconoscimento (l'onda per l'appunto) innesca un meccanismo che finirà per sfuggire tragicamente di mano al professore. Gli studenti cominceranno a ostracizzare e a minacciare gli altri e il conflitto esploderà in tutta la sua violenza durante una partita scolastica di pallanuoto. L'insegnante deciderà di interrompere l'esperimento, ma l'Onda è ormai sfuggita al suo controllo;
- domenica 27 gennaio alle ore 17.00, presso la Sala del Consiglio dei Palazzi comunali di Todi si terrà la conferenza del sociologo Mauro Valeri "Xenofobia e discriminazione razziale nello sport. Dalle leggi razziali alla violenza negli stadi" (in allegato la locandina).
Mauro Valeri ha diretto l’Osservatorio nazionale sulla xenofobia dal 1992 al 1996 e dal 2005 è responsabile dell’Osservatorio su razzismo e antirazzismo nel calcio. Ha inoltre pubblicato numerosi volumi all’interno dei quali tratta temi di scottante attualità (Che razza di tifo, ed. Donzelli; Stare ai giochi. Olimpiadi tra discriminazioni e inclusioni; Nero di Roma. Storia di Leone Jacovacci, l'invincibile mulatto italico; Black Italians. Atleti neri in maglia azzurra ; Negro, ebreo, comunista. Alessandro Sinigaglia, venti anni in lotta contro il fascismo.)
Alcuni passi da una intervista al sociologo Valeri realizzata poco tempo fa dal settimanale Panorama:
“Il razzismo, quello che possiamo dire tradizionale, viene teorizzato alla fine dell’Ottocento, e si basa sulla convinzione che esistono razze diverse, che si collocavano su una scala gerarchica, immodificabile, dove in cima c’erano i bianchi e all’ultimo gradino i neri. Questa visione delle relazioni sociali ha sicuramente influenzato il calcio, così come altri sport, che nascono come riservati ai bianchi. Allo stesso tempo, i movimenti di rivendicazione sociale hanno permesso allo sport, e al calcio, di essere più democratico. Ma le resistenze sono sempre state molte. Basti pensare che fino al 1999, tra i compiti del CONI c’era soprattutto il “perfezionamento fisico e morale della razza”. Questo perché si basava su una legge del 1942, ma perché è rimasto per i successivi 57 anni? Una semplice dimenticanza o una sottile convinzione? In “Che razza di tifo” ho cercato di distinguere il razzismo da stadio in tre differenti tipologie: il “razzismo diretto”, quando i tifosi insultano i giocatori per motivi etnici, “razziali” o religiosi; il razzismo indiretto” invece è quando gli insulti non hanno nulla a che vedere con quanto accade in campo, e che ha soprattutto l’obiettivo di fare propaganda politica (perché almeno dagli anni Ottanta, molte curve sono diventate il bacino per diffondere idee razziste e discriminatorie); infine il “razzismo in campo” che è invece il razzismo messo in atto da calciatori, allenatori, e a volte anche dai direttori di gara. Quest’ultimo penso che si il più grave. Ognuna di queste forme di razzismo dovrebbe essere combattuta con specifici iniziative. Da anni ne propongo una a costo zero. Nelle scuole calcio bisognerebbe dedicare un’ora al mese anche a spiegare che chi vuole giocare o allenare non può essere razzista. Lo dice lo stesso codice sportivo.”

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