PERUGIA - Il 27 gennaio alle 17.30 a Perugia- Sala dei Notari, Mauthausen, liberamente tratto dalla feroce e orgogliosa autobiografia del sopravvissuto greco Jacovos Cambanellis, fa rivivere la Shoah a teatro nella forma della tragedia greca. Perché il Mauthausen è una tragedia greca moderna, dice la regista, Letizia Cerqueglini, la fine epica dell’ebraismo sefardita nei Balcani durante l’occupazione nazista. Una chiave di lettura del tutto inedita e artisticamente spregiudicata, sfida chi nella Memoria alimenta una tristezza sterile e non costruisce sulla consapevolezza l’oggi e il domani.

La sceneggiatura mantiene la struttura della tragedia classica per il suo valore religioso, rituale e liberatorio, ma il testo esprime un incrocio meticcio di generi, stili e lingue che imita la Babele di voci della Diaspora ebraica in Europa, sospinta infine nell’inferno dei lager nazisti. La musica del flauto è il lamento che la tradizione pone all’origine della tragedia greca, il simbolo che, come il pane eucaristico,  si sostituisce al rito sanguinario necessario alla rinascita; è la musica che guida le anime e i corpi dei sopravvissuti, verso la guarigione personale e collettiva, verso la ricostituzione dell’armonia corale e della civile convivenza umana, compiendo un percorso mistico di salvezza dagli orrori della storia alla verità nuda della vita umana, liberata dai pregiudizi.

Deliberatamente emulo del Flauto Magico mozartiano, l’aulos di Ceccomori sonda instancabile le proprietà curative del suono sacro, rompe il cerchio dell’eterno ritorno della storia ebraica, da un esilio all’altro senza perdono e senza redenzione, tende la mano alla dignità della vita umana rasserenata e, sconfitta la morte, apre una prospettiva universale pacificata di rinascita e di speranza. Cultura classica e cultura ebraica, che il Nazismo volle contrapporre in ariana e semitica, con un’operazione culturale arbitraria e schizofrenica, dialogano instancabilmente con le voci di Mauro Cardinali, interprete, e Simona Esposito e Alice Spito, il coro, finché non trovano pace, realizzando, come ai tempi di Alessandro, un Ellenismo moderno nello spirito umano. Quest’opera, segno di nuove ere della Memoria, poteva nascere solo dal nume di un autore ebreo e greco insieme, Jacovos Cambanellis, nella cui scrittura traspaiono entrambe le ispirazioni e tradizioni culturali, ebraica e greca: per la costruzione sofferta e meticolosa della libertà, nell’orgoglio e nella sapiente pratica quotidiana della felicità.

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