CITTA’ DI CASTELLO - “Santa Maria della Carità sarà di nuovo aperta al pubblico, dando seguito alle sorprendenti manifestazione di interesse ricevute in occasione del convegno Un’inedita presenza templare a Città di Castello. Santa Maria della Carità: dal recupero integrato i presupposti per un’analisti urbanistica e territoriale”: questo l’annuncio dell’assessore alle Politiche culturali del comune di Città di Castello Michele Bettarelli, il quale sottolinea come “Le risultanze del convegno da un lato hanno ribadito l’urgenza di procedere al completamento del restauro nel sito che gli studiosi hanno definito il più rilevante in Umbria per quanto riguarda i templari; dall’altro ci ha insegnato come non esista una cultura per pochi ed una cultura per molti ma modi di approccio che aggregano o che allontano. Non si spiegano diversamente i quasi duecento tifernati in fila per visitare gli affreschi nel giorno di apertura o la costante, nutrita presenza ai lavori del convegno che pure ha osservato, per tenore degli interventi e livello di trattazione, una scrupolosa impostazione scientifica”.

“Non possiamo ricondurre questa elevata soglia di attenzione soltanto al catalizzatore naturale dei templari, oggetto di numerosi soggetti cinematografici e letterari, perché nulla è stato concesso alla leggenda - precisa l’assessore - tuttavia le assenze che circondano la storia dell’Ordine, anche in questo caso, stimolano la curiosità dei non addetti ai lavori e la ricerca degli esperti per colmare, come è stato suggerito, le lacune esistenti nella documentazione, riposizionando Città di Castello nell’Alto Medio Evo, epoca per cui l’Umbria è famosa nel mondo. Abitiamo un luogo poco aggredibile con gli strumenti classici della storia regionale: il suo essere rinascimentale nell’Umbria medievale e medievale nel suo impianto quattrocentesco reclama una nuova lettura delle sue secolari stratificazioni.  Dal sito archeologico alle destinazioni di culto, come Santa Caterina, che si persero con il completamento negli anni Cinquanta dell’ex Fat, l’area a confine tra i rioni Prato e Mattonata sta diventando il baricentro storico così come i musei di Burri rappresentando la polarità contemporanea”.

“Le circostanze avventurose in cui è avvenuto il ritrovamento degli affreschi e della decorazione sottostante a Santa Maria della Carità – afferma Bettarelli - non escludono l’esistenza di ulteriori opere, su cui indagare per risalire alla conformazione originaria dell’area, recuperarne, in senso culturale e promozionale, la fisionomia, portando a compimento lo spirito del Contratto di quartiere in questa porzione nobile della città. Nell’immediato stiamo aggiornando lo stato dell’arte rivisitando le destinazioni d’uso: ad esempio il Cenacolo, in vista dell’acquisizione complessiva dello stabile, è già stato inserito nella griglia urbanistica come sala polivalente; nel medio periodo proporremmo un secondo convegno scientifico sulle prospettive che Santa Maria della Carità ha aperto”.

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