E' un viaggio nella storia della ceramica lungo 85 anni quello proposto dalla mostra “Amabili presenze”, che ha trovato la sua location naturale nella Casina delle Civette di Villa Torlonia, il villino romano in stile liberty dove i manufatti storici delle Ceramiche Rometti, che portano la firma di grandi artisti del Novecento come Cagli, Baldelli e Di Giacomo, arredano con gusto e raffinatezza le stanze in cui visse il principe Giovanni Torlonia jr.

Opere che esprimono la creatività e l'innovazione che sempre hanno contraddistinto la Rometti, che sin dall'inizio è riuscita a superare le tradizioni neo rinascimentali e tardo liberty che caratterizzavano la produzione ceramica europea, per dare vita a pezzi audaci ed originali, merito dell'intuito del suo fondatore, Settimio Rometti, di chiamare ad Umbertide giovani artisti all'avanguardia, destinati a lasciare una traccia profonda nell'arte del Novecento.

Come spiega nel catalogo Enrico Mascelloni, curatore dei testi, nella manifattura Rometti tecnica ed arte convivono attraverso la realizzazione di oggetti quotidiani ed artistici di grande impatto plastico e di forte suggestione visiva, prodotti che dal 1927 ad oggi uniscono ricerca e creatività e che hanno saputo interpretare i fermenti più avanzati della cultura artistica nazionale ed europea.

La mostra alla Casina delle Civette, curata da Massimo Monini, socio della manifattura umbertidese insieme a Dino Finocchi, e da Nicoletta Giannoni e visitabile fino al 3 febbraio, è organizzata in due percorsi. Il primo riguarda la collezione storica, dal 1927 agli anni Quaranta, allestita nelle sale del museo, dove le opere costituiscono un tutt'uno con le pavimentazioni in maiolica e le terracotte smaltate del villino: sono i pezzi che hanno dato fama alla Rometti, i piatti di Dante Baldelli, i vasi di Corrado Cagli, le sculture di Mario Di Giacomo, gli elementi per balaustra di Leoncillo, le mattonelle murali del periodo fascista e le teste di Mussolini, ed opere diventate oramai pezzi unici, come il “Santone” in nero fratta di Cagli e il “Dolore” di Di Giacomo.

Il secondo percorso invece, allestito nella dependance della Casina, conduce il visitatore alla scoperta della nuova produzione ceramica, quella degli anni Duemila, opera di affermati designer italiani e stranieri, che prima di realizzare le loro opere hanno voluto conoscere la storia della Rometti per trarne ispirazione: il risultato è un binomio perfetto tra tradizione ed innovazione, dove i marchi di fabbrica della Rometti, il bianco e nero e i cerchi concentrici, diventano espressione del rigore minimale del design contemporaneo.

E allora ecco i coni colorati di Liliane Lijn, i tavolini con i cerchi concentrici di Monica Pioggia, le nuovissime “Erme” che assumono le fattezze di pezzi della scacchiera di Roberto Fallani, le sfere in bianco e nero e le Tour Eiffel che la nuova mente creativa della Rometti, il francese Jean Christophe Clair ha dedicato al paese natio, le vertiginose lampade di De Limburg Stirum, le “Veneri” di Ambrogio Pozzi, scomparso soltanto pochi mesi fa, che da bianche e nere diventano colorate e metallizzate. Pezzi che, come afferma Mascelloni, sono frutto della “libertà turbata dalla necessità della regola”, “opere  immanenti ma non invadenti”, come in fondo si chiede ad un oggetto artistico degno di questo nome.

Condividi