Bevagna – Si inaugura alle ore 17,30 di domani, a Bevagna, la mostra dello scultore Angelo Cucciarelli, curata da Paolo Massei, dal titolo “Umbro arcaico”, che avrà come sede la “Pinacoteca Museo Civico” (nella foto) e “Ambulatorio del Teatro Romano".
 

Con queste parole il curatore ci presenta l’artista:

“Tanti critici, letterati e poeti hanno scritto e descritto di questa nostra Umbria e dei suoi artisti. Terra straordinaria, dove tutto sembra lì a portata di mano; terra di santi, di grandi artisti, come Burri, Leoncillo o Miniucchi, di splendidi borghi medievali, dove i monti toccano il cielo, e i fiumi e i laghi abbondanti sostituiscono il mare.

Ma nella nostra Umbria c'è tanto di più: il silenzio che colpisce chi la visita è pieno di sincerità, cordialità e affetto, che rendono la nostra regione una terra di respiro internazionale, cosmopolita e globale. Terra dove uomini e artisti, da sempre, hanno lavorato per salvaguardare le differenze, a volte microscopiche, delle diverse comunità e dei loro diversi prodotti.

Umbria, terra di manualità: parola, questa, che oggi in arte stona. Terra dove spesso si sente dire: "qui si lavora in silenzio." Terra dove l'arte è la sintesi tra "Cielo"-Spiritualità e "Terra"-Uomo. Umbria, una terra che canta, ride e respira come raramente accade altrove.

Terra dove Angelo Cucciarelli si è formato, attraversando colline e vivendo albe e tramonti, vicende e passioni passate e presenti, sempre con il cuore del "pasionario" in mano, con un destino da pioniere e apripista; destino di chi, come lui, è stato ed è avanguardia. Artista sempre pronto a mettersi in gioco e a rimettere in discussione il suo credo d'arte, gettando la sua voglia di conoscenza oltre l'ostacolo della razionalità e dello scontato.

Perché se è vero, come oggi sostengono "voci e penne d'oro", che per fare arte non sarebbe più necessaria la conoscenza, né dello strumento né della manualità, nessuno può e deve dimenticare che c'è una grande differenza tra scriverla, l'arte, e farla; e questo Angelo Cucciarelli lo ha capito da sempre.

Come ho già avuto modo di scrivere nel testo di presentazione della sua opera "Ciclope Grande", che tanti di voi hanno avuto modo di vedere installata nel Parco della Scultura di Castelbuono, Angelo Cucciarelli è un personaggio da cui traspare la radice della cultura e della tradizione del "fare" umbra, attraverso la quale, con la sua ricerca, egli è riuscito a proiettare il suo credo a livello internazionale.

Autore difficile da inserire in una precisa corrente d'arte: sicuramente il suo lavoro potrebbe trovare spazi dai costruttivisti dell'est europeo ai minimalisti americani, fino al concettuale.

Nel corso di questo anno mi è accaduto più volte di incontrarlo e di sentirlo parlare con soddisfazione per il lavoro ben fatto; è stato entusiasmante sentirlo spiegare l'approccio e poi raccontare la realizzazione dell'opera e sono certo, che, con il passare degli anni, sarà molto interessante, per gli storici, rileggere la sua ricerca, restituendogli così quel ruolo che appieno gli appartiene: quello di "Maestro".

Nella scultura del Cucciarelli, i vari quesiti di "materia", "forma", "superficie", "spazio" e "significato" sono affrontati in modo apparentemente semplice, senza utilizzo di codici, e risolti con grande lucidità e spontaneità ispiratrice: prima, simbolicamente, egli distrugge l'opera, poi la ricostruisce.

In questa mostra è stato fatto un lavoro molto approfondito: nulla è stato lasciato alla casualità. La collocazione delle opere è fortemente legata alla tipologia degli spazi: ogni scultura è stata installata in modo da ottenere massimo equilibrio ed integrazione tra le opere museali della pinacoteca e quelle dello scultore, per offrire al visitatore interessanti opportunità di confronto.

Ma l'ulteriore merito di questa mostra è quello di avere riproposto agli addetti ai lavori l'arte di Angelo Cucciarelli, un autore a cui Bevagna, l'Umbria ed in particolar modo il Parco della Scultura di Castelbuono devono molto.

Sicuramente, Angelo Cucciarelli è uno scultore che ha ancora tanto da dire e, probabilmente, continuerà per lungo tempo a proporci di partecipare al suo viaggio di ricerca nei luoghi dell'anima, in cui si incontra l'-IO".

Paolo Massei

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