Presentato a Palazzo Cesaroni il “Dizionario di democrazia partecipativa”
PERUGIA – “Porre nuovamente al centro dell'attenzione istituzionale e civile il tema della partecipazione, in una prospettiva che non si fermi ai principi-manifesto ma da questi tragga concreti strumenti per governare: un ausilio per la costruzione di un metodo, basato innanzitutto sul chiarimento e la condivisione dei suoi presupposti”. E' questo uno degli obiettivi del Dizionario di democrazia partecipativa, curato dal Centro studi giuridici e politici del Consiglio regionale, scritto da Fabiola De Toffol e Alessandra Valastro.
Il Dizionario - riferisce una nota della Regione - e' stato presentato oggi a Palazzo Cesaroni durante un incontro aperto dal presidente del Centro studi, Marco Lucio Campiani, dalla dirigente del servizio legislazione del Consiglio, Maria Trani e da Francesco Clementi, professore di diritto pubblico all'Università di Perugia.
Il volume, come è stato spiegato dalle autrici, affronta il tema della partecipazione con l'intento di chiarirne i concetti fondamentali e le numerose sfaccettature, in una prospettiva fortemente interdisciplinare che accosta concetti teorici, tecniche, procedure. Esso si rivolge in modo particolare alle amministrazioni territoriali, in ragione del ruolo strategico che l'asse Regione - enti locali può e deve assumere nell'attuazione della democrazia partecipativa, tanto più nella fase istituzionale in atto.
Una sezione apposita riguarda “i metodi e gli strumenti potenzialmente utili ad un sistema di governo partecipato che si ponga nella prospettiva delle migliori specificità della storia socio-politica della Regione Umbria, caratterizzata da esperienze e riflessioni di grande livello in tema di pluralismo e partecipazione e nel contempo subisce i freni di una generale crisi istituzionale che fatica a trovare vie d'uscita”.
Contrapposizioni sempre più complesse, nella tutela e nel bilanciamento di interessi, valori e beni, nascono intorno a problematiche ambientali, uso del territorio, bioetica, applicazione delle tecnologie, questioni sociali e sanitarie. Il territorio - rilevano De Toffol e Valastro - non è più il luogo in cui si calano decisioni prese altrove ma il costrutto di pratiche sociali: il territorio è l'uso che se ne fa, e le dinamiche dell'uso sociale non possono andare disgiunte da un dialogo serrato e continuo fra cittadini e istituzioni.
Il Dizionario (che può essere richiesto gratuitamente al Centro studi giuridici e politici e presto sarà anche scaricabile in formato elettronico dal sito internet del Consiglio regionale) contiene oltre 200 termini che, spaziando da “Amministrazione digitale” a “Web 2.0”' ripercorrono l'articolato panorama della moderna partecipazione, tra classiche assemblee e tecnologico E- Government.
Alcune delle parole spiegate nel dizionario sono di uso comune e il loro significato è acquisito. Molte altre invece meritano attenzione e rappresentano le porte per accedere a nuove forme di partecipazione. Ecco dunque l'Audit civico, il Bar camp, il Civic hacking, l'Hikikomori, l'Empowerment, il Piano di consultazione e l'Unconference.
Piuttosto frequenti anche le “sindromi”, spesso di origine anglosassone e legate anch'esse alla partecipazione, richiesta, negata o rifiutata: Banana (build absolutely nothing anywhere near anyone), Dad (decido, annuncio, difendo), Nimby (not in my backyard), Niaby (not in anyone's backyard), Nope (not in our planet earth), Nimo (not in my office), Nimey (not in my election year).

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