(dell'inviato Michele Cassano) (ANSA) - PERUGIA - Un'accoglienza da star. Sembravano l'ultima boy band di successo Bruno Vespa e Enrico Mentana a guardarli di fronte al Teatro Pavone di Perugia assediati da giovanissimi a volte in cerca di una foto, ma più spesso armati di microfoni per un'intervista, magari destinata ad essere ascoltata solo da mamma e papà.

Quanto a fan, ad onor del vero, il direttore del TgLa7 ha vinto di gran lunga il duello. Anche se più che un duello, il faccia a faccia tra i due big della tv italiana al Festival di giornalismo, è parso una chiaccherata tra vecchi amici.

Di complimenti se ne sono scambiati più d'uno i “due anchorman a confronto”, come erano annunciati nel titolo dell'evento che richiamava anche il programma Matador, andato in onda su Rai2, e realizzato da Simona Ercolani, che ha fatto da arbitro.

“Gli invidio la velocità di ragionamento e la tenuta del video”, ha detto Vespa, che ha appena festeggiato le 2000 puntate di Porta a Porta. “E' stato il più forte esponente della classe di giornalisti cattolici cresciuta nella tv - ha replicato Mentana -, l'unico in grado di dire nel '92 che l'editore di riferimento del Tg1 era la Dc”.

“E' stato come quando un bambino dice 'mamma, quella signora è brutta' - ha ricordato Vespa - Tutti sanno che è così, ma non si può dire”. Altri tempi, il governo tecnico ha cambiato anche la tv. “Prima bastava riportare le inchieste su Berlusconi per essere i soli tra i tg a farlo - ha sostenuto il direttore del TgLa7 - Oggi lo sforzo è raccontare una realtà a tinte meno forti e per certi versi anomala, ma con gli stessi strumenti di prima”.

Ed anche sull'analisi dell'oggi, sulla crisi dei partiti che lascia più spazio d'azione ai giornalisti, i due conduttori sono andati a braccetto. Qualche punzecchiatura però non e' mancata. Quando Mentana ha detto che il Tg1 parlava solo di Forlani e il Tg2 solo di Craxi, Vespa, che diresse il Tg1 dal '90 al '93, ha precisato che la Dc gli contestava di fare un giornale troppo pluralista, ricordando poi di essere stato il primo a dare la notizia di Craxi indagato.

A divederli ci ha pensato Beppe Grillo, ritenuto campione di una legittima protesta da Mentana e considerato un demagogo senza idee da Vespa, e, in parte, Michele Santoro. “La trattativa tra Santoro e La7 c'è - ha detto Mentana -. Io ero favorevole a che lui venisse già prima e non ho cambiato idea. Ci sono professionisti che creano credibilità e ascolto e Santoro è uno di questi”.

“Santoro farebbe benissimo ad andare a La7 e La7 farebbe bene a prenderlo - ha replicato Vespa -. E' un grande giornalista ma è incompatibile con le regole attuali del servizio pubblico”.

Sul futuro di La7, Mentana ha quindi spiegato che “Telecom non considera il canale televisivo un asset strategico. La vendita è possibile perché l'azienda è tecnicamente contendibile. Non credo comunque che verrà 'normalizzata', perché nessuno ingaggerebbe Angelina Jolie per farle fare la parte della nonna”.

Vespa si è invece cimentato sul rinnovo del cda Rai. “Spero che vengano aumentati i poteri del presidente e del direttore generale, perché non è competitivo avere un cda che si riunisce una volta la settimana - ha affermato -. La Rai per ora non si vende ed è meglio così, considerando l'assenza di editori puri in Italia. Piuttosto sarebbe auspicabile l'ingresso dei privati in cda, ma in minoranza”.
 

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