ASSISI – “Siate amabili”, è questo il titolo del libro nel quale padre Enzo Fortunato, direttore della Sala stampa del Sacro convento di Assisi, ha raccolto le sue riflessioni e meditazioni “per la vita quotidiana''. Un titolo che traduce l'invito francescano ad essere “uomini fraterni”, a superare l'avarizia dell'amore con l'amabilità, che l'autore attinge direttamente dalla prima Regola, laddove veniva chiesto ai frati di “accogliere benevolmente e di ricevere con bontà chiunque si fosse avvicinato a loro 'amico o avversario, ladro o brigante'”.

Le riflessioni di Enzo Fortunato - una settantina di pezzi, di 30-40 righe ciascuno - sono dunque un approccio a una fraterna vita quotidiana, “luogo in cui, tra sfide e possibilità, si testimonia la spiritualità della concretezza”.

Nella prefazione a “Siate amabili” (Edizioni Messaggero Padova, 139 pagine, da domani in libreria) il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio consiglio per la cultura, sottolinea che queste “vere e proprie schegge di umanità, di spiritualità, di sapienza” di padre Enzo si muovono “sulla scia di quel Francesco d'Assisi pronto sempre a chinarsi sulla quotidianità, fatta di riso e lacrime, di animali, di fiori e di pietre, di uomini e donne, di invocazioni e di imprecazioni”.

Ci sono i tre sguardi - osserva Ravasi - che “ciascuno di noi può rivolgere all'esterno: verso l'alto, cioè Dio, verso il basso, cioè le realtà terrestri, infine davanti a noi, cioè al nostro simile, al fratello e alla sorella, l'aiuto che sta di fronte”. Questo triplice sguardo - afferma il cardinale - è sostenuto “dal calore e dal colore dell'amabilità, come si proclama fin dal titolo: è la virtù tutta francescana della mitezza, della dolcezza, dell'umiltà, virtù che ha in Cristo e nel suo Vangelo la sua sorgente”.

Nel libro passano così, come in film, storie, testimonianze e riflessioni sui temi dell'esistenza e della storia - la bellezza e la solitudine, la povertà e il dono, la famiglia e la società, le stagioni e le feste, il male e la conversione - sullo sfondo degli eventi nazionali e dei fatti personali quotidiani, narrazioni “ancorate talora anche alle parabole e agli esempi dell'esperienza concreta”. E' il richiamo alla fraterna vita quotidiana e alla “spiritualità della concretezza” che porta Padre Fortunato a citare una suggestiva battuta dello scrittore Claudio Magris – “La chiesa accanto all'osteria, entrambe offrono pane e vino all'uomo” - e a disegnare l'incrocio apparentemente contradditorio delle luci notturne: “Se da una parte si spengono le insegne pubblicitarie e tutto inizia a tacere, mentre gli ultimi nottambuli si ritirano, dall'altra le finestre dei conventi ci ricordano una comunità orante che prega per la creatura più nobile, più amata: l'uomo. Ai primi ricordano un Dio che perdona e attende; ai secondi, che vanno a lavorare, ricordano un Dio che dà forza e sostiene. La notte, allora, non è solo smarrimento, ma una possibilità: quella di incontrare Dio”.
 

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