Il libro di Luciano Canfora “Il mondo di Atene” (Laterza, pp. 308, € 22,00) è una diagnosi politica della democrazia ateniese tra il V e IV sec. a.C. prende le mosse dal mito di Atene, con l’archetipo dell’epitaffio di Pericle in Tucidide, e da lì si rifrange in altre letture (Platone, Isocrate, Lisia, la Costituzione degli Ateniesi), sino alla moderna elaborazione storiografica: la reazione antigiacobina di Constant, per un verso, e di Toqueville, per l’altro, raccolta, quest’ultima, da Weber e, via Weber, da Finley; la linea weimeriana di destra (Bogner) che si nobilita nel nome di Wilamowitz, e di sinistra, Rosenberg, che rimprovera alla democrazia ateniese il bolscevismo imperfetto; la linea Tory britannica (Mitford); quella del progressismo liberale di Grote fino a Glozz.

Quindi si passa alle componenti strutturali della democrazia atenese – la parola pubblica in assemblea e in teatro, la questione della ricchezza, l’ugualitarismo -, considerate da entrambi i fronti del conflitto interno alla città, la maggioranza democratica e la minoranza oligarchica, sul terreno di due casi esemplari: Melo (con Tucidide, Euripide, Isocrate) e la crisi del 415. La parte centrale del libro esamina la Guerra del Peloponneso come fenomeno storico e politico, evento bellico e sedizione civile; prodotti necessari della polis imperialista, e ‘analoghi’ Del lungo periodo di guerra che impegnò l’Europa tra il 1914 e il 1945. Segue l’analisi dei movimenti operati dalle oligarchie all’interno del contesto bellico post-siciliano sino ai Trenta e alla guerra civile finale: Antifonte, Frinico, Teramene, Crizia, tra il va e vieni di un Alcibiade “ornamento di tutte le cospirazioni”, sono i protagonisti esaminati nella polifonia delle voci antiche e delle molteplici “verità” su di essi. Figura simbolica del IV secolo, su cui il libro si chiude, è Demostene, che cerca un’ultima possibilità di autonomia per Atene.
(ma. ste.)

Fonte: Alias, inserto de Il Manifesto dell'11 marzo 2012 
 

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