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Che Natale porti consiglio! Se non bastasse, c'è pure la Befana. Moneti, sembra si stia impegnando in un'opera di convincimento presso i due "litiganti", nell'interesse del Perugia, inteso come Società e squadra, e nell'interesse di tutta la collettività biancorossa. C'è un girone di ritorno da disputare sui livelli del primo, un traguardo da raggiungere ed un futuro da progettare. Ha senso mettersi a discutere, con il rischio di giungere ad una rottura insanabile, per una questione che agli occhi del tifoso sembra di poco conto?

Stiamo parlando di un ragazzo di 16 anni, probabile campioncino del calcio nostrano, ma pur sempre un giovane destinato, almeno inizialmente, ad un altro settore giovanile, anche se di una grande squadra. Quindi la questione non è relativa a cosa sia meglio per lui, ma all'apparente braccio di ferro tra due soci del Perugia calcio e, si badi bene, non due soci qualsiasi, ma parliamo del Presidente e del suo Vice, con delega al settore giovanile.

Dobbiamo pensare ad un "mostrar di muscoli" teso a misurare le forze in campo? Oppure solo una questione mal gestita che ha generato equivoci, e risposte, a dir poco, devastanti? Come intelligentemente qualcuno ha osservato, e commentato sul web, a Perugia se non litighiamo e ci dividiamo su qualcosa, anche quando tutto va bene, non siamo contenti. Tutto ciò in un momento poco lieto per il calcio nazionale, quello che coincide con il riaprirsi di vecchie ferite, evidentemente mai guarite, che minacciano di mandare in gangrena tutto il tessuto.

Se non si opera con un taglio netto, anche se doloroso, si rischia di perdere tutto il corpo e non solo un arto. Riaffiora lo spettro delle partite di fine stagione truccate, delle scommesse al fine di riciclare denaro sporco e la puzza del marciume che con lo sport non ha nulla a che vedere. Poi ci domandiamo perché il pubblico si allontana dal calcio e dagli stadi. Forse c'è più poca gente disposta a credere che la partita a cui sta assistendo sia più simile ad un incontro di wrestling o di boxe dal risultato preventivamente concordato.

Invece che preoccuparsi della gente che va allo stadio, per assistere ad una partita, l'ex ministro Maroni e compagnia, si sarebbero dovuti interrogare sul comportamento sospetto di alcuni protagonisti in campo, sul comportamento, a volte tacitamente consenziente, di alcuni dirigenti di società calcistiche dalla serie A, fino alle serie minori, e sul come fare piazza pulita di cotanta materia escrementizia.

Ci hanno provato? Sì? Con scarsi risultati sembrerebbe. E le pene comminate non ci sono sembrate mai troppo severe. Non tali almeno se paragonate con quelle che ha patito il Perugia ogni qual volta si è trovato invischiato in questioni meritevoli dell'attenzione della Giustizia sportiva. Si parla di nuovo di squadre blasonate della serie A, apparentemente intoccabili, sembra. Squadre alle quali è stata concessa l'iscrizione ai campionati nonostante fossero piene di debiti fino al collo, con fideiussioni palesemente artefatte, e bilanci aggiustati con il solito trucco delle plusvalenze, tranquillamente scendono in campo tutte le domeniche.

Forse ad alcune tifoserie tutto ciò sta bene. Si sussurra che alcune società siano ostaggio di gruppi, più o meno violenti, che abitano nelle curve e che condividono con frange della malavita organizzata. Ci stupiamo se poi alcune gare di fine anno terminano con risultati, a dir poco, sorprendenti dallo 0 a 3 al 4 a 3, nel volgere di un amen.

Il calcio pensa solo ai soldi che può fare alla barba dei tifosi, che tra tessere, pay tv, biglietti dal costo stratosferico, anche per una banale amichevole di fine estate, orari impossibili in pieno inverno o in piena estate, anticipi e posticipi da far girare la testa e anche qualcos'altro, alla fine abbandonano gli stadi, per altro scomodi, scoperti, e impenetrabili nemmeno fossero "Fort Knox", dove viene custodita la riserva aurea degli Stati Uniti. Auguri!
 

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