TODI - "Antiche tracce di necessaria memoria": è il titolo della nuova e sempre sorprendente mostra del maestro Vincenzo Martini, raro e prezioso esponente della scuola umbra, che ha aperto i battenti ieri (8 dicembre 2011) alle 18 alla sala dell’Arengo del Palazzo Comune di Todi a Piazza del Popolo.

Il Maestro Martini ha portato all’attenzione degli amanti dell’arte nuove opere inedite che sono il frutto ancora una volta della ricerca e produzione del medioevo umbro dove sono riprodotte le magiche costruzioni urbanistiche civili e religiose, che sono ancora oggi vanto e attrazione turistica dei borghi umbri.

Martini ha rivolto il pennello stavolta sulle preziose opere presenti a Todi – e non solo – riproponendole in maniera fedele ma armonizzate da colori che celebrano la notte, l’inverno, l’imbrunire e senza tralasciare la profondità di chiari scuri e ombre finemente calcolate e ricercate per una maggiore profondità dell’opera.

Martini, ovviamente, non ha rinunciato ai “suoi fraticelli”, non solo marchio d’arte, ma l’esaltazione di un’Umbria antica fondata sul prega e lavora di San Benedetto, per approdare alla ricerca e studio di Jacopone da Todi fino ad arrivare alla gioia del creato di San Francesco d’Assisi. L’artista però imprime anche una nuova funzione ai suoi fraticelli: quella della leggerezza del tempo libero (l’esaltazione anche del gioco) e della fratellanza tra gerarchie – impersonate da Abati Priori ma anche da semplici novizi o chierichetti - da vivere in quegli spazi urbani diversamente così austeri.

Il messaggio di Martini è chiaro e alla portata di tutti gli occhi: tutelare la memoria storica, culturale e architettonica da poi tramandare e far vivere a tutte le generazioni presenti e future (da qui gli elementi pittorici e i giochi che appartengono al tempo nostro e non al medioevo).

La mostra resterà alla sala dell’Arengo fino all’8 gennaio. Subito dopo per il Maestro Martini – dopo il riconoscimento in primavera in Toscana ottenuto dalla Giunta regionale e dalla città di Siena – sarà la volta della sua prima volta nel cuore politico dell’Europa: Strasburgo dove tra marzo e aprile è stato invitato ad esporre le sue opere nelle stanze del Parlamento Europeo. In Estate invece ci sarà il ritorno in Umbria a Villa Fidelia di Spello.

L'autore

Martini nasce a Foligno il 23 Agosto 1955. Laureato in scienze biologiche, dopo il liceo classico, si cimenta casualmente con la pittura nel 1985 riscuotendo subito riconoscimenti e consensi tanto che a poco a poco quello che sembrava un divertimento, diventa inavvertitamente una esigenza vitale.

Per abbozzare veramente una interpretazione della pittura di V. Martini é necessario ricostruire le aree culturali di cui é partecipe e queste certamente sono quelle umbre e in particolare spellane. Proprio a Spello infatti esiste una scuola pittorica, e naif in particolare, composta da individualità molto diverse fra loro il cui contatto gli hanno permesso di maturare un amore per la pittura, fino ad allora nascosto, che probabilmente si portava nello zaino fin da bambino, e solo dopo essere arrivato in questa magnifica cittadina é esploso. La sua attività di pittore della domenica quindi ha subìto una svolta improvvisa soprattutto quando si é reso conto che lo assorbiva totalmente ed era inconciliabile con qualsiasi altro interesse o passione. E nella sua profonda ricerca delle radici umane, Spello in fondo lo ha aiutato tantissimo. Ed é proprio questo in fondo il suo vantaggio: vivere in una città con una immagine di civiltà che ha certamente conservato quasi intatti i connotati dell'antico paese francescano con le costruzioni che resistono al tempo, come se venissero costantemente restaurate, tanta é la loro bellezza: ecco allora che ci conduce nelle strette vie di Spello, Gubbio, Assisi, Perugia, Gualdo Tadino con le connotazioni architettoniche di quella inconfondibile Umbria medievale dove le case si arroccano le une sulle altre, con le antiche chiese, fontane, archi, piazze, torri, mentre tutto intorno solo campagne con lo sguardo che finisce e spazia sul campi, sulle coltivazioni ordinate, e su quelle uniche montagne. E' un'Umbria più completa e più vicina di quella descritta da altri naif e pensare che non ha studiato disegno, né architettura, né scenografia, né i suoi lavori sono opera di lunghe e sofferte meditazioni, ma solo l'atto istintivo di un bel sogno. Vincenzo Martini sta ai margini della pittura naif, per un candore singolare: per l'equilibrio plastico e per la contemplazione delle cose: ciò che oggi stiamo perdendo lo ritroviamo in questi quadri. Fare dei naif non é che esprimere uno stato d'animo; infatti tutto si svolge in una quotidiana atmosfera di gioco e nelle varie scene paesane c'é l'intenzione di trasmettere allo spettatore il lento andare delle cose, il cambio delle stagioni, il tutto dominato da una palese nostalgia, da una ricostruzione di un ponte tra il presente e il passato dove l'unica cosa che vi é da bandire é la società attuale con le sue minacciose costruzioni industriali, che purtroppo anche nelle medioevali cittadine umbre cominciano a sovrapporsi alla nobile pietra, con le sue automobili, apparecchiature elettroniche, il chiasso, la fretta; quindi la prima riflessione é di stupore perché questi quadri ci portano indietro nel tempo, in una atmosfera dove la pace é l'elemento fondamentale.

IL DIALOGO CON L'UMBRIA E GLI UMBRI
La società pare frivola ed arretrata e non tiene conto degli ideali e dei sogni infiniti di felicità , di amore, di virtù, che l'umano nutre nel suo animo e ai quali non può e non vuole rinunciare.
Distrarre vivamente con sensazioni che sollevano l'animo dei lettore dalla monotona realtà, facendola vagare in una indefinita immaginazione; messaggio in cui la gente si ritrova anche se non vuole confessarlo. Una pittura sognata ferma ad un inconscio passato che pur così lontano vorremmo sempre vicino per coglierne quella serenità che la civiltà delle macchine ha stritolato. Quindi si può parlare di una profonda vocazione ecologica, con il rifiuto della società attuale e con tante nostalgie per quella umanistica e patriarcale. Queste immagini scaturiscono dal ricordo della prima infanzia o dal ricordi storici trascorsi dalla sua gente, dal rievocare storie e rappresentazioni che in Umbria hanno il valore di vera tradizione; e la gente vuole partecipare a queste emozioni, a questa ebbrezza fantastica perché tutti ogni tanto hanno bisogno di dimenticare la propria identità e il contorno in cui vivono. Con ogni quadro, Vincenzo Martini vuole conservare quasi gelosamente le città da una possibile profanazione, e dalla possibilità di contemplare il creato, di tendere verso la perfezione, di svuotarsi da tutto ciò che può annullare aspirazioni insite nell'animo umano e che non lasciano spazio alla ricerca spontanea dei supremi valori. Per cui anche se non si propone di insegnare valori e moralità , può permettere alla gente di disintossicare l'anima dalle scorie di una pseudo civiltà consumistica ed essere di nuovo in sintonia con il dolce scandire del cantico delle creature, con i motivi di Iacopone da Todi, con il dolce invito alla contemplazione di Chiara, cosÏ attuale e agognato da tutti coloro che oggi sono schiavi della civiltà dei consumi.
 

Condividi