Immaginario Festival/ Sacchi: l’utopia? Vincere e convincere con il bel gioco
PERUGIA - L'utopia nel calcio e' di vincere e convincere, dando un gioco alla squadra, attraverso il lavoro, l'impegno, e contrastando l'egoismo, l'arrivismo, l'opportunismo, un po' come succede nella vita d'ogni giorno.
A Perugia per la presentazione del libro del giornalista Roberto Renga 'Ho ballato con Mandela', Arrigo Sacchi ha ricordato la sua filosofia, la sua visione del calcio che l'ha portato - attraverso i risultati del suo Milan - a rivoluzionare il modo di giocare a pallone e a offrire uno degli spettacoli piu' belli visti su un terreno di gioco.
Per ''vincere e convincere'' superando l'idea di un calcio italiano ''difensivistico, sempre sofferente'', Sacchi, ora responsabile delle nazionali giovanili, ha insistito sulla preparazione che devono avere gli allenatori. ''Ai miei tempi - ha detto - il supercorso a Coverciano durava un anno, adesso 32 giorni''.
Ha poi evidenziato la necessita' di un ambiente societario che deve consentire di far lavorare. ''Io l'ho avuto con il Milan e con il presidente Berlusconi'', ha spiegato. Un concetto rafforzato da Ilario Castagner, ex tecnico del Perugia della fine degli anni '70, che ha ricordato le grandi capacita' dell'allora presidente Franco D'Attoma.
Anche per Serse Cosmi, presente all'iniziativa, un rapporto di fiducia, corretto, fra tecnico e societa', rappresenta l'arma vincente per ottenere risultati e mostrare un bel gioco.
Nel suo libro 'Ho ballato con Mandela' (edito da Absolutely Free), Renga, inviato al seguito della Nazionale di calcio dal '76, ricorda 100 anni di vita della Nazionale, arricchendola con storie, episodi, curiosita', molte delle quali inedite.
Alla presentazione del libro - nell'ambito di Immaginario festival -, coordinata da Giuseppe Smorto, responsabile di Repubblica.it, ha partecipato anche l'assessore regionale al turismo e allo sport, Fabrizio Bracco.
"Io credo che fosse giusto che facesse un passo indietro come ha fatto". Ha risposto poi Arrigo Sacchi a chi gli ha chiesto di Berlusconi, affermando che "si era creato un clima insostenibile all'interno e forse anche all'esterno". "Pero' - ha aggiunto - se non miglioriamo noi italiani nessuno potra' compiere questo miracolo: finche' non siamo una squadra, non siamo coesi, non siamo anche piu' leali, meno opportunisti, meno individualisti, diventa difficile".
L'Italia, per Sacchi, "e' un grande paese, che fa squadra solamente quando abbiamo la melma sopra la testa. In quel momento dimostriamo tutte le nostre forze. Pensate, abbiamo vinto 2 mondiali nel calcio dopo due scandali ciclopici: ci sara' un motivo. Siamo stati capaci di vincere un mondiale con Materazzi capocannoniere: questo dice quanto e' importante una squadra".
"Noi - ha rimarcato infine Sacchi - abbiamo le forze, questo paese ha una storia enorme, la cultura che ha trasmesso nel mondo. Da noi in Romagna c'e' un detto che dice: 'Un po' la lepre, un po' il cane'. Molto probabilmente - ha concluso - adesso non siamo piu' la lepre".

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