Costano 10 anni di reclusione a Marini le accuse calunniose rivolte a Prodi & C.
ROMA – E’ stato condannato a dieci anni di reclusione Igor Marini, il consulente finanziario che nel 2003, nell'ambito della vicenda Telekom-Serbia accusò decine di persone, tra cui diversi esponenti politici del centrosinistra, di aver preso tangenti. Lo ha stabilito il Tribunale di Roma.
Accusato di associazione per delinquere finalizzata alla ricettazione di documentazione falsa e contraffatta e diversi episodi di calunnia, Marini si trova già in carcere dal settembre dello scorso anno per scontare una condanna a 5 anni di reclusione per aver calunniato un magistrato romano.
Igor Marini accusò Prodi, Fassino e Dini di corruzione, e disse che i tre si nascondevano dietro gli pseudonimi di "Mortadella", "Cicogna" e "Ranocchio". Inoltre li disegnò come i mandanti di un tentato omicidio a suo danno.
Successivamente il faccendiere coinvolse anche Walter Veltroni, Francesco Rutelli e Clemente Mastella; quest'ultimo, all'epoca dei fatti, non era membro del governo Prodi I, ma ne era all'opposizione. Tra gli altri Marini chiamò in causa anche la moglie di Dini, Donatella Dini, e i cardinali Camillo Ruini e Carlo Maria Martini.
Quelle bugie vennero fortemente rilanciate da una parte dei media, in particolare quelli che facevano riferimento a Berlusconi, che da parte sua arrivò ad affermare testualmente: "La vicenda Telekom Serbia è tutta una tangente".
Dichiarazioni, quelle del faccendiere, che furono addirittura poste al centro di un'inchiesta montata ad arte da una commissione parlamentare istituita ad hoc, composta da una quarantina di membri fra deputati e senatori, che inscenò una sorta di processo a carico dei politici coinvolti, finito poi nel ridicolo quando la magistratura smontò il colossale castello di bugie messo su da Marini e dai suoi ispiratori.
A conclusione della requisitoria i pubblici ministeri avevano sollecitato la condanna di tutti gli imputati, chiedendo per Marini 12 anni di reclusione.
E' stato anche disposto il risarcimento danni per i soggetti vittime della campagna di diffamazione fissando in 100mila euro la somma da liquidarsi subito nei confronti di Francesco Rutelli, Donatella Dini, Lamberto Dini, Walter Veltroni, Piero Fassino, Clemente Mastella e in 150mila quella destinata a Romano Prodi, all'epoca dei fatti presidente del Consiglio

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