Papa Assisi/ La religione si distrugge se è usata per la violenza
(dell'inviato Fausto Gasparroni) (ANSA) - ASSISI - ''Mai piu' violenza! Mai piu' guerra! Mai piu' terrorismo!''. Il solenne impegno di pace dei rappresentanti delle religioni mondiali, concluso con queste parole da Benedetto XVI, ha fatto rivivere oggi lo ''spirito di Assisi'', nella Giornata interreligiosa di dialogo e preghiera convocata dal Papa nella citta' di San Francesco a 25 anni esatti dallo storico incontro voluto da Giovanni Paolo II.
Dinanzi agli oltre 300 delegati di tutte le religioni mondiali giunti con lui in treno ad Assisi - delle varie chiese cristiane, ebrei musulmani, buddisti, indu', jainisti, sikh, zoroastriani, bahai, confuciani, taoisti, scintoisti, delle religioni tradizionali di Africa, Asia e America - il Papa ha ribadito con forza che appellarsi alla religione per causare violenza, in particolare quando ''la violenza viene esercitata dai difensori di una religione contro gli altri'', non rappresenta ''la vera natura della religione'': ''e' invece il suo travisamento e contribuisce alla sua distruzione''.
Benedetto XVI, a tale proposito, non ha mancato di fare un ''mea culpa'' per il fatto che ''nella storia anche in nome della fede cristiana si e' fatto ricorso alla violenza'': ''lo riconosciamo, pieni di vergogna'', ha detto nel suo discorso nella basilica di Santa Maria degli Angeli. Il Papa ha rimarcato che a 25 anni da Assisi 1986, anche se dalla caduta del Muro non c'e' la minaccia della guerra globale ''il mondo, purtroppo, e' pieno di discordia''.
Ratzinger ha voluto focalizzare ''due differenti tipologie di nuove forme di violenza'': ''il terrorismo motivato religiosamente'', in cui ''proprio il carattere religioso degli attacchi serve come giustificazione per la crudelta' spietata'', e dall'altra parte la violenza che nasce come ''conseguenza dell'assenza di Dio, della sua negazione e della perdita di umanita' che va di pari passo con cio' (un esempio per tutti, ''gli orrori dei campi di concentramento'').
A tutto questo si accompagna anche ''l'adorazione di mammona, dell'avere e del potere'', che ''si rivela una contro-religione, in cui non conta piu' l'uomo, ma solo il vantaggio personale''. Le religioni devono quindi fare la loro parte per ritornare ad essere ''forza di pace''.
E Ratzinger in questo impegno ha voluto coinvolgere per la prima volta anche i non credenti, in particolare gli agnostici che si muovono in cerca della verita', con i quali e' possibile un ''cammino'' comune, un ''impegno deciso per la dignita' dell'uomo'', facendosi ''carico insieme della causa della pace contro ogni specie di violenza distruttrice del diritto''.
In una giornata che non ha visto bagni di folla, in cui l'accento e' stato posto piu' sul ''pellegrinaggio'' che sulla ''preghiera'' - comunque fatta solo individualmente per evitare accuse di ''sincretismo'' - vari leader religiosi, tra cui in particolare il patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, hanno invitato a opporsi ''alla deformazione dei messaggi delle religioni e dei loro simboli da parte degli autori di violenza''.
Per il rappresentante musulmano Kyai Haki Hasyim Muzadi, segretario della Conferenza degli studiosi islamici, le divisioni e i contrasti tra le religioni nascono dalla ''mancanza di comprensione piena e completa'' e quindi dalla ''distorsione'' della religione stessa, oltre che da ''strumentalizzazioni'' per finalita' estranee alla religione.
A tutto cio' vuole opporsi il solenne impegno di pace rinnovato oggi ad Assisi 25 anni dopo Wojtyla, in questi tempi caratterizzate dalle sommosse nel mondo arabo, da scontri anche religiosi, da repressioni, attacchi terroristici e conflitti ancora sull'onda dell'11 settembre. Le lampade di pace accese dai leader religiosi, lo scambio di abbracci, le colombe che volavano dal tetto del Sacro convento, anche il momento di raccoglimento comune sulla tomba di Francesco vogliono essere un messaggio di speranza per il mondo.
''In nome di Dio ogni religione porti sulla terra giustizia e pace, perdono, vita e amore'', ha detto ancora Benedetto XVI 25 anni dopo Wojtyla.

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