Trans reclusa a Spoleto/ Il magistrato ordina: l’Asl paghi le sue cure ormonali
TERNI - Ha disposto che l'Asl di Terni ''eroghi a proprie spese'' le cure ormonali alle quali si sottopone un transessuale rinchiuso nel carcere della citta' umbra ritenendo che ''non possa essere negata piena tutela al diritto alla integrita' psico-fisica della persona'' il magistrato di sorveglianza di Spoleto che ha accolto un reclamo del detenuto stesso. Ordinanza impugnata pero' dalla struttura sanitaria secondo la quale, tra l'altro, le norme non includono la ''prescrivibilita' di ormoni sessuali femminili a soggetto maschile''. La Asl non intende quindi accollarsi le spese e le cure sono ora somministrate dal carcere ternano. Il provvedimento risale alla meta' del luglio scorso. Il magistrato di sorveglianza ha ritenuto che l'integrita' psico-fisica del transessuale venga ''garantita unicamente dalla prosecuzione delle cure ormonali gia' intraprese prima della detenzione''. Ha quindi evidenziato la ''peculiarita' della posizione della persona detenuta rispetto al libero tanto sotto il profilo della scarsita' (per non dire assenza) di risorse economiche a disposizione'' sia delle ''problematiche comportamentali anche gravi che possono derivare da una improvvisa cessazione delle cure, tali da mettere a rischio l'ordine e la sicurezza dell'istituto penitenziario''. Il magistrato spoletino, competente anche per il carcere di Terni, nel suo provvedimento ha fatto riferimento anche al diritto ''ad una esecuzione penale che tenda alla rieducazione''. ''Finalita' certamente negata - ha scritto nell'ordinanza - ove il condannato venga costretto in una condizione che accresce la propria disforia di genere e lo fa regredire rispetto a obiettivi in tal senso gia' anche in parte raggiunti prima della detenzione''. E' stato quindi il magistrato di sorveglianza a disporre che ''in caso di qualsiasi inerzia'' della Asl nel provvedere tempestivamente all'erogazione a suo carico delle spese ''sia il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria a supplire provvisoriamente, come sta facendo per altro da tempo rispetto alle cure ormonali necessarie per i detenuti transessuali della casa circondariale di Belluno, e dunque in ossequio ad un principio di pari trattamento rispetto a persone detenute in diversi istituti penitenziari del territorio nazionale''. A rivolgersi al magistrato di sorveglianza era stato lo stesso transessuale, in carcere per scontare un cosiddetto ''cumulo'' con un fine pena previsto nell'agosto del 2013. Nel suo reclamo aveva sostenuto di ''non venire adeguatamente curato'' presso il carcere di Terni, essendogli ''negate le terapie ormonali'' alle quali si sottoponeva da tempo per cambiare sesso. Farmaci i cui costi ''non sono alla sua portata''. Il detenuto ha inoltre fatto presente che l'interruzione delle cure gli ha comportato ''notevoli disagi psicofisici'', chiedendo percio' al magistrato di sorveglianza di consentirgli di ''fruire al piu' presto delle cure di cui ha bisogno''. Dopo la decisione dell'Asl di Terni di impugnare l'ordinanza a occuparsi della vicenda sara' la Cassazione.

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