Se il Ministro al Turismo, l’on Michela Vittoria Brambilla, avesse taciuto, le popolazioni umbre le sarebbero state profondamente riconoscenti perché non si sarebbero sentite interpellate in questioni di capitale importanza rispetto a quelle semplicemente banali che le inquietano in questa infausta estate. Ma il Ministro ha preferito onorarle del suo ispirato verbo e allora, se pur a malincuore,esse si sono sentite in dovere di rispondere , quanto meno per non mancarle di rispetto. Da parte nostra, intendiamo associarci al coro assordante che si sta levando in tutta la regione, anche a tutela dell’onore e del prestigio dell’Ente che rappresentiamo.

In discussione, ovviamente, non sono le scelte fatte che meritano apprezzamento e sono da condividere perché ripagano gli sforzi e i sacrifici profusi da prestigiose comunità regionali. E’ il metodo che va contestato. Nessuno nega ad un Ministro della Repubblica il diritto di prendere decisioni anzi, come cittadini, spesso siamo indignati perché questo avviene assai raramente e quasi mai in riferimento a questioni fondamentali per il presente e il futuro del nostro Paese. Ma è assai riprovevole che l’on. Brambilla lo abbia fatto senza le dovute garanzie di trasparenza che pure sono la sostanza della democrazia. Qualche consiglio, ispirato al buonsenso e alla lungimiranza, forse l‘ avrebbe messa al riparo dal rischio di apparire presuntuosa e arrogante. Ma è questo lo stile oggi ricorrente nella politica, almeno fino a quando sarà prerogativa di pochi e, per di più, scelti da qualcuno, ma non dal popolo.

A quanto detto si aggiungono le assurde motivazioni addotte per giustificare che solo due rievocazioni storiche sono meritevoli di fregiarsi dell’ambito riconoscimento di Patrimonio d’Italia per la tradizione. A questo riguardo, se non si vuole chiamare in causa l’incompetenza, bisogna inevitabilmente ammettere che sia prevalso il pregiudizio.

Da valutare, come si è detto, erano le rievocazioni storiche che alcune comunità umbre, ormai da vari decenni, propongono come emblematiche della loro identità culturale civile e morale e ne fanno una opportunità per rinsaldare i vincoli di appartenenza e di solidarietà che le contraddistinguono. Ma il Ministro, con decisione tutta personale, ha ritenuto di non prendere in considerazione quelle che prevedono la presenza di animali a qualunque titolo.
In verità, per chi ha un minimo di dimestichezza con la storia, è difficile immaginare che rievocazioni come quelle umbre, che affondano le proprie radici nel Medioevo o nel Rinascimento, escludano tale eventualità. Fino alla prima Guerra mondiale, e quindi al trionfo della meccanizzazione, l’animale ha costituito per l’uomo, oltre che una risorsa economica, anche un indispensabile compagno . In qualche modo cioè ha occupato nella sua vita un posto di primaria importanza, condividendo con lui fatiche e sofferenze, dolori e gioie. Per questo lo ritroviamo presente sia nei lavori più faticosi e nelle battaglie, sia nei tornei cavallereschi, nelle processioni religiose e in ogni altro appuntamento che le comunità hanno ritenuto degno di celebrare.
Ebbene, pensare che si possa no tutelare le rievocazioni storiche privandole di una componente fondamentale come quella rappresentata dagli animali, significa dar prova di ignorare la storia e di nutrire scarso rispetto per le comunità. E non vale la motivazione che, con l’adottare questa scelta, si vogliono reinterpretare le tradizioni per adeguarle ai tempi e alle nuove sensibilità. Questo avviene già inevitabilmente perché cambiano gli scenari, le situazioni, gli strumenti, i mezzi. Ma, se si vuole salvaguardare il significato più genuino ed autentico delle rievocazioni storiche, è indispensabile che gli animali ne siano parte integrante.
Indubbiamente è meritorio stimolare l’innovazione e la creatività nel segno dell’arte e della cultura, ma tutto ciò non può essere fatto mistificando la storia. Se invece questa è la linea che il Ministro preferisce,per salvaguardare l’incolumità degli animali, allora non parliamo più di “Patrimonio d’Italia per la tradizione”, ma di altro.
Va altresì detto che i quadrupedi non si tutelano e si rispettano lasciandoli a poltrire nelle stalle o facendone oggetti da esibizione, ma impiegandoli in modo intelligente e responsabile, oltre che debitamente normato.
Se infine si suppone che la loro presenza nelle rievocazioni storiche sia un impedimento allo sviluppo del turismo, allora sostituiamoli con le immagini di sistematici maltrattamenti che la televisione ci propone senza che ne sia turbata la sensibilità di alcuno.

Ente Giochi de le Porte
Il Presidente
Antonio Pieretti

 

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