Terni/ Chiede il patteggiamento imprenditore accusato di istigazione al suicidio
TERNI - Ha chiesto il patteggiamento Gianni Rossi, uno dei due imprenditori arrestati venerdi' dalla squadra mobile per evasione fiscale, estorsione aggravata e istigazione al suicidio nei confronti del commercialista quarantanovenne che si e' ucciso il 28 luglio scorso gettandosi dal ponte di Augusto a Narni. Ha invece respinto ogni addebito l'altro indagato, Andrea Palmieri. Entrambi oggi sono comparsi davanti al gip per l'interrogatorio di garanzia.
Rossi, difeso dall'avvocato Roberto Spoldi, ha chiesto di patteggiare una condanna a due anni e otto mesi di reclusione. Istanza alla quale avrebbe gia' dato il suo consenso il pm Elisabetta Massini, anche lei presente quest'oggi all'interrogatorio, ma che dovrebbe essere formalmente accettata soltanto nelle prossime ore, all'esito di alcune verifiche ancora in corso da parte della polizia giudiziaria.
Palmieri ha invece respinto ogni addebito, presentando anche una memoria difensiva. L'uomo, difeso dagli avvocati Giovanni Ranalli e Giovanna Nicotra, nel corso di circa un'ora e mezza di interrogatorio si e' dichiarato totalmente estraneo alla vicenda, spiegando al giudice Maurizio Santoloci di essere stato in ottimi rapporti con il commercialista morto a Narni e di non essersi mai occupato delle questioni contabili delle diverse societa' di sua proprieta'.
I legali di Palmieri hanno inoltre presentato richiesta di scarcerazione del proprio assistito o, in subordine, di concessione degli arresti domiciliari. Su questa richiesta il gip si e' riservato di decidere una volta ricevuto il parere del pm.
Secondo la Mobile il commercialista sarebbe stato costretto dai due - titolari di attivita' nel campo della rappresentanza di prodotti per la ristorazione - a redigere false contabilita' per alcune societa' a loro riconducibili, o con le quali intrattenevano rapporti di affari. In base alla ricostruzione accusatoria, i due imprenditori avrebbero minacciato il commercialista di interrompere i rapporti professionali con il suo studio e di far revocare gli incarichi che gli erano stati affidati da altri clienti, pari circa al 40% dell'intero fatturato della sua attivita'.
Il commercialista sarebbe stato inoltre costretto a firmare alcune deleghe retrodatate (risalenti al 2009) nei confronti degli stessi imprenditori per la gestione dei conti correnti delle loro societa'. Delle presunte fatture false e delle deleghe il quarantanovenne avrebbe parlato nelle lettere scritte in occasione di un primo tentativo di suicidio del 28 marzo scorso e del suicidio di luglio.

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