(di Paolo Petroni) (ANSA) - SPOLETO - ''La storia ha detto che Garibaldi ha fatto la cosa giusta, ma al momento chi lo poteva sapere?'': ha alla base questo interrogativo la vicenda dell'Eroe dei due mondi dopo lo sbarco a Marsala, anzi di ''Cannibardo e la Sicilia'', come si intitola il racconto di Andrea Camilleri che Massimo Ghini ha proposto a Spoleto.

La conclusione, affidata alla voce dello scrittore sara': ''L'Italia ora c'è , nel bene e nel male, e questo e' l'importante'', dopo una serie di scene e racconti che illustrano come la conquista della Sicilia da parte dei Savoia sia stato un disastro, uno sfruttamento bieco e di tipo coloniale, con repressioni violente, quando la gente arrivava a insorgere, magari solo per la fame. Con Ghini in scena, per queste letture recitate, due straordinari attori, il siciliano Mimmo Mingemi, vero mattatore della serata, e Vincenzo Crivello, accompagnati e sostenuti dalle musiche d'ispirazione popolare di Mario Incudine, eseguite dal vivo con Antonio Vasta, molto applaudite anch'esse da una numerosissimo pubblico che ha riempito le gradinate del Teatro Romano. '

'Mettiamoci nei panni del regio impiegato postale, uno dei tanti piccoli borghesi di fronte a queste schiere rosse che danno la terra ai contadini, aprono le carceri liberando i politici, ma anche i tagliagole, che infatti ritornano subito a essere tali, rivoltano insomma il mondo. Il generale diffida chiunque dal chiamarlo 'voscenza', e' libertario ma semina diffidenza e all'inizio non riesce a scalfire la saggia prudenza siciliana'' nota l'autore di Montalbano.

Il lavoro ha l'andamento della parabola di un sogno, raccontando le speranze suscitate dallo sbarco di Garibaldi, l'entusiasmo con cui il popolo nell'ottobre del 1860 tributo' una stragrande maggioranza all'annessione al Regno d'Italia, e le amare delusioni che invece suscito' la politica post-unitaria, arrivando solo sei anni dopo alla prima rivolta di piazza. Instancabile ricercatore di vecchi documenti da cui prende spunto per storie straordinarie come ''La concessione del telefono'', ''II filo di fumo'', ''Il birraio di Preston o ''La bolla di componenda'', delle quali ora ha utilizzato barni per questa nuova avventura risorgimentale, Camilleri ha sempre dimostrato interesse poi per i risvolti e le motivazioni psicologiche che stanno dietro le scelte dei suoi personaggi.

Allora, Garibaldi e' carismatico, affascinante, furbo, ha un gran senso della comunicazione e della propaganda e arriva con mille uomini, trova alleati alcuni contadini, di cui giustamente non si fida, armati soltanto di bastoni, e che si sentiranno traditi quando a Bronte Bixio sparera' su di loro che chiedono le terre che gli erano state promesse. E poi i funzionari piemontesi, corrotti e incapaci di capire dove sono e con chi hanno a che fare. Sino al tradimento di Crispi, diventato presidente del Consiglio. Solo dopo le due guerre mondiali cominciano a cambiare le cose, ma il lavoro da fare, lascia intendere Camilleri, e' ancora molto.
 

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