Si cura a Perugia la dipendenza da calcio scommesse
PERUGIA - C' e' chi nemmeno parla con il figlio della squadra di calcio del cuore per non essere preso dall'impulso di andare subito a scommettere e chi ha perso decine di migliaia di euro puntando sui cavalli: vere e proprie forme di dipendenza dal gioco d'azzardo, in qualche caso delineate anche nelle ultime indagini sul calcioscommesse, che all'Asl di Perugia vengono curate come qualsiasi altra patologia.
A occuparsene e' il centro dedicato alle cosiddette dipendenze legali, cioe' da alcol e fumo, ma anche da gioco d'azzardo per il quale nel capoluogo umbro vengono attualmente trattate una cinquantina di persone (un altro servizio e' stato attivato anche a Marsciano).
Il 70 per cento sono coloro che non riescono a staccarsi da videopoker e gratta e vinci ma c'e' anche una ''nicchia'' di scommettitori, dai cavalli al calcio. ''Comunque nessuno sportivo'' assicura Antonella Lucantoni, la psicologa che li segue quotidianamente. ''Anche perche' chi viene da noi - aggiunge - lo fa spesso spinto dalla famiglia e perche' ormai alle prese con difficolta' evidenti''.
''Quella che emerge e' tuttavia la punta dell'iceberg'' spiega il responsabile del servizio, il dottor Luciano Bondi. Il gioco d'azzardo - spiegano gli esperti perugini, considerati all'avanguardia nel settore - e' un fenomeno ''trasversale''. Che interessa ogni eta', dai ragazzi agli ultraottantenni, e le piu' diverse categorie sociali, dal disoccupato, al pensionato, al professionista, anche se tra gli scommettitori c' e' una prevalenza di uomini sui 40 anni rispetto alle donne.
''Ciascuno - spiega la dottoressa Lucantoni - gioca sempre qualcosa di piu' rispetto alle proprie finanze. Finiscono cosi' per rovinarsi e qui da noi cominciano un percorso per riscoprire le cose piacevoli intorno a loro''. I ''pazienti'' vengono sottoposti a terapie cognitivo-comportamentali che durano mesi. ''Coinvolgono anche le famiglie - prosegue la psicologa - perche' e' anche importante sottoporre i giocatori a un controllo stretto''.
Un percorso di cura che prevede incontri individuali e collettivi. ''Vengono formati gruppi di autoaiuto - spiega il dottor Bondi - per sostenere i nuclei familiari. E' comunque necessario coinvolgere anche i Comuni e le strutture economiche del territorio per razionalizzare gli interventi. E' infatti importante cambiare radicalmente l'atteggiamento mentale di chi pratica il gioco d'azzardo facendo in modo che possa resistere a rischi di eventuali ricadute''.

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