ASSISI - In Giappone la ricostruzione post terremoto dovrebbe prevedere dei piccoli spazi residenziali aggregati in comunita' che possano rispondere all'emergenza abitativa immediata, ma allo stesso tempo assicurare alle vittime del terremoto una dimora per un periodo che possa estendersi anche oltre i cinque anni. Lo ha detto l'architetto giapponese Kazuso Sejima, Premio Pritzker dell'architettura 2010, aprendo oggi con una Lectio Magistralis, ad Assisi, la terza edizione di Festarch, il Festival dell'architettura ideato e curato da Stefano Boeri, direttore di Abitare.

Per la ricostruzione la Sejima ha ricordato in primo luogo la centralita' del ruolo dell'architetto, sottolineando che ''e' fondamentale permettere agli abitanti dei luoghi andati distrutti di poter continuare a vivere o comunque a mantener vivi i legami con quelle parti di citta'''.

Nel corso del suo intervento, l'architetto giapponese ha presentato otto progetti aventi come filo conduttore il tema dell'edificio pubblico, concentrando in particolare l'attenzione su spazi espositivi - museali. Attraverso una carrellata di immagini relative a strutture realizzate in diverse parti del mondo, Kazuyo Sejima ha rivisitato e raccontato il suo pensiero del ''fare architettura'' basato sul concetto di continuita' spaziale tra l'ambiente interno e l'ambiente esterno presente nei suoi progetti architettonici: dal Museo di Kawasawa al piu' recente Museo di Lens (Francia) ancora in costruzione, e poi ancora Casa Y a Chiba (Giappone), il Nuovo Museo a Manhattan (New York), il Padiglione di vetro (Toledo, Ohio), il Padiglione di vetro (Londra), il Museo - Villaggio (Isola di Sejima, Giappone), il Centro polifunzionale a Losanna (Svizzera).
 

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