Inchiesta G8/ 62 milioni di lavori e regali nella contabilità di Anemone
ROMA - Sessantadue milioni di euro spesi in meno di 10 anni: per i lavori edili eseguiti dalle sue imprese per politici e funzionari pubblici, ma anche per l'acquisto di case e regali di ogni sorta per i potenti, con l'obiettivo di entrare nel grande business dei appalti pubblici. L'ultimo atto che arriva dall'inchiesta sul G8 e' la contabilita' di Diego Anemone, l'imprenditore considerato al centro della 'cricca' degli appalti che comparira' davanti al Gip di Perugia il prossimo 15 giugno: nel computer della sua segretaria Alida Lucci i magistrati hanno trovato centinaia di pagine con le cifre in entrata e in uscita, dal giugno del 2001 al dicembre del 2009.
Un lungo elenco ancora tutto da decifrare visto che decine di voci, per un totale di oltre 8 milioni, risultano 'oscurate', cioe' senza nessuna indicazione sulla destinazione dei soldi in uscita, e molte altre richiedono ulteriori accertamenti. Per questo i magistrati perugini - che hanno chiuso la loro inchiesta chiedendo il rinvio a giudizio di 19 persone - hanno inviato gli atti a Roma: saranno i pm della capitale a decidere se aprire un nuovo fascicolo processuale o se inserire le carte perugine in quello gia' aperto nello scorso marzo dai pm Alberto Caperna, Ilaria Calo' e Roberto Felici per delle irregolarita' legate ad un appalto minore.
In ogni caso, il quadro che emerge dal documento contabile (che indica una movimentazione di centinaia di milioni di euro in questi dieci anni) sembrerebbe confermare la tesi della procura di Perugia: centinaia di migliaia di euro destinati da Anemone ai personaggi in grado di fargli ottenere gli appalti. Ecco dunque spiegato, secondo i pm, il perche' del milione di lire che sarebbe servito per coprire le spese dell'autista di Scajola nel 2001, ecco il perche' del pagamento di 230mila euro per la caparra per l'appartamento di via del Fagutale. E ancora, i soldi destinati all'ex ministro Lunardi, quelli per il cardinale Crescenzio Sepe, quelli per i lavori a casa della figlia di Guido Bertolaso.
''Continuo il mio impegno politico contro le falsita' e le intimidazioni - commenta Scajola annunciando querele - si tratta di un inaccettabile accanimento persecutorio, che non ha trovato alcun fondamento di verita' ''. Bertolaso sceglie invece di pubblicare sul suo sito le carte per smentire le accuse: i 30mila euro indicati a nome della figlia, sono i lavori eseguiti a casa, regolarmente pagati con un assegno e fatturati dalla societa' che li ha eseguiti. ''Sconvolge la superficialita' - aggiunge - con cui si diffondono notizie che suonano come sentenze di condanna senza neanche fare il minimo riscontro. Io e la mia famiglia stiamo subendo un massacro mediatico da 15 mesi''.
Ma non tutti i nomi sembrano venuti alla luce. C'e' da capire, ad esempio a chi erano destinati quasi 4 milioni indicati come ''versamento'' e usciti dai conti il 28 giugno del 2004 e chi e' ''Alessia Z.'', cui vanno centinaia di migliaia di euro tra ''buoni parcheggio'' e ''premi''.
Per l'acquisto dell'immobile a via della Pigna a Roma tra il 2003 e il 2004 (comprato da Anemone con Balducci, ndr), l'imprenditore sborsa oltre 9 milioni. Lo rivende nel 2005, ma qualcosa non torna: per la vendita, infatti, in entrata sono segnati 12 milioni e 16mila euro, in uscita 14 milioni e 216 mila euro.
Nel lungo elenco torna poi ripetutamente la figura di Angelo Zampolini, l'architetto ufficiale pagatore di Anemone che ha gia' patteggiato una condanna ad 11 mesi per favoreggiamento. Il suo nome, oltre che nelle operazioni per l'acquisto dell'abitazione di Scajola in via del Fagutale e per la gestione della casa di via Giulia in cui avrebbe abitato Bertolaso, e' associato ad altre due operazioni. Una e' indicata con le voci ''ass Zampolini x via dei Cart...'' (probabilmente via dei Cartari, ndr) e riguarda una movimentazione di 600mila euro; l'altra e' riportata nella contabilita' ''a Zampolini x compromesso Pantheon'' e riguarda tre voci in uscita per un totale di 100mila euro. Si tratta di appartamenti? Per chi?
Nelle oltre 800 pagine della relazione compare anche il nome Berlusconi. Si tratta di due operazioni da 30 e 24 milioni fatte il 19 novembre e il 3 dicembre del 2001. Si tratterebbe di denaro che e' entrato sui conti di Anemone appunto da tale Berlusconi (il nome non e' indicato) e destinato a ''Giorgio Pes international''. Giorgio Pes e' l'architetto, morto qualche anno fa, che ha ristrutturato per il premier palazzo Chigi e palazzo Grazioli. Nel settembre scorso, quando il nome del premier usci' per la prima volta dalle carte dell'inchiesta, Niccolo' Ghedini parlo' di ''modesti lavori di manutenzione eseguiti dalla ditta Anemone'' ordinati da ''Forza Italia quale adeguamento di alcuni locali utilizzati a palazzo Grazioli dal partito''. Il prezzo, concluse, ''e' stato regolarmente fatturato e pagato''.

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